La rassegna al via domani: il quartetto di fiati Brass Bang! al Lirico di Cagliari
Il trombonista: «Il mio spirito? Mettermi sempre in gioco»
In attesa dei jazzfest estivi (a Cagliari l'Expo si terrà dal 19 al 26 luglio al Parco della Musica e al Parco di Monte Claro), spetta all'ormai nota rassegna “Forma e poesia nel jazz” iniziare a chiamare a raccolta gli aficionados. La sedicesima edizione del festival diretto da Nicola Spiga, parte domani sera alle 21 nel Teatro Lirico del capoluogo con una formazione finora mai approdata in città: Brass Bang!, quartetto di fiati che schiera Paolo Fresu e Steven Bernstein, tromba, Gianluca Petrella, trombone, Marcus Rojas, basso tuba e percussioni.
L'appuntamento, inserito nel cartellone del Festival di Sant'Efisio, è co-prodotto proprio dal teatro di via Sant'Alenixedda. «Il progetto è nato due anni fa, ma tra noi avevano già collaborato in maniera diversa e su più fronti» precisa Gianluca Petrella che, alla fine del mese, entrerà in sala di registrazione con i compagni di viaggio per dar vita al primo cd del gruppo: «Un passaggio importante che sancisce la vitalità e la continuità artistica della formazione».
La formazione di soli fiati per lei è legata a ricordi speciali…
«Quando avevo l'età di undici anni suonavo nelle processioni di paese. Una volta finite le scuole medie mi iscrissi al Conservatorio, dove gli ensemble di ottoni eseguivano le musiche di Gabrieli. Fu mio padre, anche lui un trombonista, a farmi avvicinare a questo strumento».
Che posto occupa l'improvvisazione nelle strutture del jazz di oggi e in ciò che lei fa?
«Nella mia musica ha una buona parte di responsabilità, un ruolo attivo che ci deve essere per forza in ogni contesto in cui opero».
Per due volte “DownBeat”, la Bibbia del jazz, l'ha incoronato miglior trombonista emergente del mondo. Privilegio che nel jazz italiano è spettato solo a lei.
«È stato qualche anno fa, quando ero sotto contratto con la Blue Note. Incidevo molti dischi e la critica si accorse di me».
Come dice Enrico Rava: «I premi non servono a niente ma è sempre meglio vincerli…».
«È una soddisfazione personale che sicuramente vivi in pieno ma che poi lasci lì. Appartiene ad altri periodi della mia carriera. Oggi è cambiato tutto. Del resto, lo spirito del jazz è anche questo: cambiare le carte in tavola, rischiare su altri punti, mettersi sempre in discussione».
In giugno uscirà anche un altro disco, questa volta dedicato a Nino Rota.
«Sì, sono brani cercati e ricercati, con melodie famose e meno famose, però sempre grandi. Visto il contesto, ho scelto ospiti appartenenti a una certa generazione: Dino Piana, Enrico Rava, e anche mio padre».
Oltre alla musica cos'altro ama?
«Letteratura russa e cinema, soprattutto quello di Kaurismaki».
Carlo Argiolas