Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Mozart e il giovane Ludwig: quelle note si assomigliano

Fonte: L'Unione Sarda
9 aprile 2013


Molti applausi per il penultimo appuntamento della Stagione concertistica
 

A Cagliari Kern, Allegrini e l'Ensemble del Teatro Lirico
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Un'atmosfera elegante e serena. La musica da camera con il suo organico ristretto invita alla riflessione. E nel concerto in scena sabato scorso, l'Ensemble del Teatro Lirico di Cagliari conferma tutti gli aspetti della tradizione, incentrando la serata su suoni torniti e raffinati.
A partire dal Quintetto in Mi bemolle maggiore per pianoforte e fiati K. 452 di Wolfgang Amadeus Mozart, con i suoi richiami classici e fantasiosi a cui i solisti del Teatro danno i tocchi di una sensibilità attenta alle sfumature dinamiche e alla pulizia del suono. Un equilibrio suadente che poggia sulla tecnica indiscussa e su un bell'affiatamento d'insieme che mette in risalto rimandi e fraseggi di questa pagina musicale di grande suggestione.
Al pianista Oliver Kern, al cornista Alessio Allegrini e alle prime parti del Teatro Lirico di Cagliari - Andrea Saccarola (oboe), Ivana Mauri (clarinetto) e Giuseppe Lo Curcio (fagotto) - va sicuramente il merito di aver saputo dare respiro ampio a questa pagina tipicamente classica, con il primo movimento Allegro in forma-sonata e i vari temi che si riflettono da strumento a strumento. Così il rondò acquista, nel rincorrersi delle note, i toni aggraziati della danza, interpretandone al meglio linee estetiche e spirito settecentesco.
Uno spirito classico che ritorna anche nel Quintetto in Mi bemolle maggiore per pianoforte e fiati op. 16 di Ludwig van Beethoven, composto in onore di Mozart nel 1796 traendo ispirazione proprio dal quintetto K. 452, e che i solisti interpretano rispettandone il mutato clima estetico, sottolineandone affinità e differenze. Perché a partire dalla tonalità e dall'organico molte sono le somiglianze tra il quintetto di Mozart e questa che è sicuramente fra le pagine più riuscite della prima maniera di Beethoven.
Un lavoro quindi inequivocabilmente classico, che ha il colore e la frenesia dei vent'anni, con la tipica struttura tripartita ma anche già con uno spiccato temperamento che prelude agli sviluppi futuri della personalità di Beethoven.
Emerge forte il temperamento del pianista nell'Andante cantabile con le articolate fioriture ritmiche e con il suo ruolo guida negli snodi musicali. Così come si rivela la capacità dei solisti tutti di intraprendere un discorso con connotazioni stilistiche rifinite nei particolari, e passi di bravura concertante con articolate differenziazioni timbriche.
Un bel concerto, insomma. ricco di elementi di interesse, cucito ripercorrendo le strade interpretative della tradizione ma riservando tratti personali nella freschezza di una esecuzione sentita e partecipata. Carattere che assume incisività nel rondò finale, in un intreccio di linee melodiche a cui i solisti regalano aspetti di decisa vitalità meritando i tanti calorosi applausi del pubblico cagliaritano.
Greca Piras