Domani nell’aula del consiglio regionale si discute la «leggina» che dovrebbe salvare in extremis le attività sull’arenile
CAGLIARI. Complice il vento qualcuno ieri al Poetto ha trovato un varco fra i sigilli giudiziari e ha rimediato una sedia da cui contemplare il mare spazzato dal maestrale con i surfisti in azione, ma nient’altro. Serrande abbassate, ombrelloni chiusi, sedie accatastate, i 15 baretti che dovevano essere smontati entro il 31 dicembre 2012 ieri erano vuoti e inoperosi, cinturati su disposizione del magistrato da Guardia costiera e vigili con cartelli che avvertono: vietato entrare e avvicinarsi. La storia dei baretti di Cagliari è davvero l’esempio della pessima condotta burocratica delle amministrazioni cittadine che alla fine ha creato il paradosso: quando si ristabilisce la legalità, questa viene percepita come nemica. Per rispettare la legge, infatti, il comune di Cagliari gestito dalla giunta Zedda nell’autunno scorso aveva sollecitato i titolari affinché i baretti venissero demoliti e ricostruiti: una follia economica (smontare i baretti costa 30 mila euro ciascuno), ma una condizione necessaria per ripristinare la legalità violata e finita sotto inchiesta da parte della magistratura. Abusi edilizi prima, occupazione indebita della spiaggia dall’autunno 2012 a oggi, i baretti che ricadono nel comune di Cagliari in queste settimane hanno trovato l’attenzione del consiglio regionale che domani deve discutere proprio della norma salvachioschi. Sabato è intervenuta la magistratura che non si può neppure accusare di eccessiva rapidità visto che ha messo i sigilli tre mesi dopo la scadenza addirittura della proroga dell’autorizzazione: non è chiaro, adesso, se la legge che domani sarà discussa dal consiglio possa incidere nella procedura giudiziaria in corso. La norma, per tutta la regione, proroga al 31 dicembre 2013 l’autorizzazione a tenere montati i manufatti nei 300 metri dal mare. Una decisione che s’innesta nell’azione correttiva dell’inadempienza dei comuni sardi che ancora non hanno varato il piano di utilizzo del litorale, il pul. Un altro assurdo della vicenda Cagliari è che il capoluogo è uno dei due soli comuni sardi ad aver adottato il pul dove si prevede la possibilità di tenere montati i chioschetti sulla spiaggia una volta che, questi sono stati portati a volumetrie consentite. Il punto è che il pul è ancora in viaggio quindi continua a valere la regola che le costruzioni sulla spiaggia vengono smontate a fine stagione balneare. Valeva anche al tempo della giunta Floris, che faceva finta di niente. L’assurdità del pasticcio e la colpevolezza di chi ha fatto finta di niente si comprende per intero quando si va a vedere cosa succede a Quartu, dove ci sono baretti come a Cagliari: nulla. Il Comune ai tempi della giunta di centrosinistra si era dotato di un regolamento accolto nel piano urbanistico. (a.s.)