Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Musica, musei e teatri: 13 formidabili anni per la cultura a Roma

Fonte: L'Unione Sarda
9 aprile 2013


Borgna, docente e assessore, li racconta in un libro
 

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I libri dei politici, se non per gli appassionati del genere, sono guardati con una certa diffidenza. Forse perché l'autore è stato un intellettuale prestato (a lungo) alla politica, “Una città aperta” di Gianni Borgna (Dino Audino Editore) è una storia intelligente, da leggere; una testimonianza scritta con una buona dose di giustificato orgoglio, su una stagione ricca e stimolante. E a ragione, visto che negli anni in cui ha indossato gli abiti di assessore alla Cultura del Comune di Roma delle giunte Rutelli e Veltroni Gianni Borgna ha visto nascere e crescere ciò che oggi a noi appare ovvio trovare nella capitale: dal Parco della Musica al Maxxi, dal Macro alle Scuderie del Quirinale. Avere la possibilità di visitare il Chiostro del Bramante e la Galleria comunale.
Romano nell'anima e all'anagrafe, Gianni Borgna ha robuste radici sarde. Suo nonno Giovanni è stato Rettore della Regia Università di Cagliari, suo padre Giuseppe una gloria dello sport cittadino nella Rari Nantes. «In realtà le famiglie paterna e materna - racconta Borgna che è un grande esperto di musica e di spettacolo - venivano dal Piemonte e dalla Liguria. Mia madre, della famiglia del regista Mario Sequi, era nata a Monserrato. Mio padre invece a Cagliari. Il lavoro, era un alto funzionario dello Stato, lo portò con gli affetti a Roma».
Come è nata l'idea di scrivere un libro sulla sua esperienza di amministratore al Comune di Roma?
«Credo che sia stata una stagione così ricca e importante che meriti di essere raccontata, possibilmente in modo non encomiastico. Nel 1993, l'anno in cui si insediò la giunta Rutelli, Roma era, tra le grandi città europee, il fanalino di coda. Londra, Berlino, Parigi erano capitali teatro di grandi eventi: Roma lo è diventata in quegli anni. Se si dà uno sguardo d'insieme a tutto ciò che è stato fatto, iniziative autonome ma inserite in un unico progetto, si resta davvero colpiti».
Lei racconta la fatica di cambiare il volto culturale della capitale.
«La fatica e la tenacia nel raggiungere un risultato e direi la capacità di trovare risorse dove non c'erano. Il progetto dell'Auditorium, per esempio, era nato a metà degli anni 30. L'Augusteo e la sua mitica sala nella sala nella quale si erano esibiti Stravinskij, Mahler, Toscanini, Furtwängler, venne demolita per volere di Mussolini e da allora il Comune di Roma fece ricorso a soluzioni temporanee. Ogni giunta lo metteva in agenda tra i suoi propositi ma ci rinunciava, sicura dell'insuccesso. Io non solo l'ho visto nascere e crescere, ma ho avuto anche l'onore di essere il presidente».
Racconta una grande avventura amministrativa. Dia dei consigli.
«Per essere un buon assessore alla Cultura io credo si debba far parte del mondo culturale della propria città perché si conoscono le tematiche, i problemi da risolvere, le sensibilità. Il secondo ingrediente è la passione, al di là di quello che si farà o non si farà alla fine del mandato. Bisogna poi avere una competenza amministrativa: sapere che cos'è e come funziona un comune, solo così si può fronteggiare una burocrazia che potrebbe divorare il tuo lavoro. Solo così si può lasciare qualcosa in eredità. La giunta Alemanno, di segno opposto a quelle nelle quali io ho lavorato, ha utilizzato e valorizzato un patrimonio che appartiene a tutti».
Oggi non ci sono più soldi.
«Anche nel '93, dopo Tangentopoli, c'erano pochissimi soldi. Veniva voglia di scappar via. Invece ci siamo rimboccati le maniche, abbiamo cercato gli sponsor e percorso strade originali».
I risultati sono sotto gli occhi di tutti, ma in pochi sanno che in un paese assistito, l'Auditorium Parco della Musica, il vero gioiello di Borgna, si autofinanzia fino al 68 per cento. Un piccolo grande miracolo.
Caterina Pinna