Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Un miliardo per l'Isola»

Fonte: L'Unione Sarda
9 aprile 2013


DEBITI DELLA PA

. Confartigianato e Confindustria chiedono procedure snelle
 

La somma subito disponibile per le imprese sarde
Tra 800 milioni e un miliardo di euro. È questa la somma che potrebbe essere sbloccata a breve dagli enti locali e dalla Regione in Sardegna per il saldo dei debiti commerciali nei confronti delle imprese dopo lo stanziamento di 40 miliardi euro da parte del governo. Il calcolo viene fatto da Confindustria e Confartigianato che non vedono l'ora che un po' di liquidità venga rimessa in circolo per ridare ossigeno alle imprese, salvandole così dal baratro in cui sono precipitate negli ultimi mesi a causa della crisi, acuita oltretutto proprio dal ritardo nei pagamenti da parte della Pubblica amministrazione.
 

IL CALCOLO Tenuto conto che il decreto varato nei giorni scorsi dal governo Monti prevede la possibilità di dare il via immediatamente ai pagamenti per quelle amministrazioni che possiedono liquidità in cassa (ne potranno usare al massimo il 50%), le imprese si preparano a incassare. Confindustria Sardegna ha fatto una simulazione per quantificare i fondi che potrebbero arrivare subito dagli enti locali, Regione compresa, e, sulla base del Pil prodotto nell'Isola, si ritiene che i debiti commerciali saldati in tempi brevi possano ammontare a oltre 800 milioni di euro. Confartigianato si spinge fino a ipotizzare un miliardo. Mentre il Sole 24 Ore, nei giorni scorsi ha calcolato i fondi immediatamente disponibili per i Comuni capoluogo. Cagliari è il comune che possiede la situazione migliore con una liquidità immediatamente disponibile di quasi 29 milioni di euro (stanno meglio solo Roma con 48 e Milano con 112) a fronte di debiti (si tiene conto del totale dei residui passivi, che comprendono anche i debiti commerciali ma non solo) pari a 263 milioni di euro. Olbia, invece, ha liquidità per oltre 7 milioni a fronte di 60 milioni di residui passivi, Sassari ha in cassa 3,5 milioni e i debiti ammontano a 112, mentre Oristano può disporre appena di un milione, mentre i debiti arrivano a 38. Andando ancora più in basso nella graduatoria, Carbonia ha in cassa 800mila euro a fronte di 48 milioni di residui passivi, Sanluri 400 mila euro e quasi 14 milioni di indebitamento, Nuoro 260mila euro e 97 milioni di residui passivi, Lanusei appena 80mila euro a fronte di 8 milioni di debiti.
 

GLI ENTI LOCALI Perché le aziende abbiano soddisfazione al più presto, tuttavia, serve che le pubbliche amministrazioni sarde si attivino al più presto per certificare il proprio debito commerciale (le fatture non saldate). Anche perché molti enti locali, comuni e province, non sono stati così virtuosi e oggi non hanno liquidità. Dovranno dunque attendere il trasferimento dei fondi da Roma, ma per fare questo è necessario certificare i debiti. «Il primo passo da fare è quello di iscriversi al registro elettronico per verificare e certificare i debiti ma non ci risulta che fino ad ora questa operazione sia stata fatta da un solo ente locale in Sardegna, Regione compresa», spiega Luca Murgianu, presidente regionale di Confartigianato. Confindustria non è da meno per quanto riguarda il timore che gli enti locali possano muoversi con velocità differenti. «Si rischia che i comuni virtuosi paghino subito e gli altri invece continuino a far soffrire le imprese», spiega il numero uno degli industriali sardi Alberto Scanu, che promette di vigilare nell'Isola, denunciando una situazione paradossale: «È assurdo che l'entità del debito a oggi sia ancora sconosciuta».
 

SEMPLIFICAZIONE Anche perché, e su questo Confindustria e Confartigianato concordano, lo sblocco dei pagamenti può determinare un circuito virtuoso che «permetterà di salvare le imprese che oggi sono sull'orlo del baratro», aggiunge Luca Murgianu, «quella somma che le imprese potrebbero incassare rappresenta circa il 3,5% del Pil della Sardegna e i nuovi posti di lavoro potrebbero essere circa 10mila». Non solo. Lo sblocco può permettere alle imprese di riottenere credito, osserva Scanu, «perché le aziende in quest'ultimo periodo hanno visto ridursi la capacità di accesso ai prestiti proprio perché non riuscivano a incassare quanto dovuto dalla PA». L'importante, concludono i rappresentanti di Confartigianato e Confindustria, è che d'ora in avanti le amministrazioni pubbliche attuino un percorso virtuoso verso la semplificazione amministrativa, altrimenti le imprese non investiranno, in quanto sarà difficile far riacquistare loro fiducia, e si rischia anche che si crei una spirale negativa con la conseguente creazione di nuovo debito, mentre oggi «abbiamo l'occasione di rimettere in sesto i conti dei nostri enti pubblici».
Giuseppe Deiana