L'opinione
7 Aprile 2013 ore 11:50
L’associazione ambientalista Gruppo di intervento giuridico ripercorre tutta la vicenda dei baretti dalla loro nascita, nel 1987, agli ultimi sviluppi giudiziari
L’associazione ambientalista Gruppo di intervento giuridico ripercorre tutta la vicenda dei baretti del Poetto, dalla loro nascita, nel 1987, agli ultimi sviluppi giudiziari:
Uno degli argomenti che negli ultimi mesi “agitano” il palcoscenico di provincia cagliaritano è certamente la vicenda dei “baretti”.
Per chiunque non viva nella “città del sole” potrà sembrare strano l’eccesso di clamore sulla vicenda. E in buona parte è davvero curioso.
Sono una ventina i locali fra la strada litoranea e la spiaggia del Poetto, dove molti cagliaritani amano recarsi per vivere con maggiore intensità e frequenza la “loro” spiaggia, fin troppo maltrattata dallo squallido “ripascimento”, da ristoranti abusivi, da rifiuti portati dalla maleducazione dei bagnanti.
Sono sorti, con autorizzazioni provvisorie e stagionali, nel 1987. E alla fine della stagione estiva 1987 dovevano esser smontati.
Manco per sogno.
Sono stati ingranditi, sono comparsi cemento e infissi. Sono rimasti permanentemente sul litorale fino all’aprile 2011, quando la gran parte sono stati rimossi. Per parecchi anni i gestori hanno guadagnato su un bene ambientale pubblico al di fuori di ogni regola.
Cos’è accaduto recentemente? Dopo ricorrenti polemiche, nel 2009 la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari aveva avviato un procedimento penale per abusivismo edilizio sotto il profilo paesaggistico e sotto il profilo urbanistico.
Nonostante tutto, l’allora sindaco di Cagliari Emilio Floris aveva emanato (2010) un’ordinanza per evitare la rimozione dei “chioschi”, guadagnando sul campo un rinvio a giudizio.
In seguito tutti i gestori dei baretti sono stati condannati per abusivismo edilizio.
Oggi il sequestro preventivo (art. 321 cod. proc. pen.) eseguito dalla Guardia costiera e dalla Polizia municipale su disposizione della magistratura.
La spiaggia del Poetto, infatti, è tutelata con vincolo paesaggistico (art. 142, comma 1°, lettera a, del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) e con vincolo di conservazione integrale (art. 2, comma 1°, lettere a, g, della legge regionale n. 23/1993), ricade conseguentemente in area di tutela ambientale assoluta del piano paesaggistico regionale (è classificata “campi dunari e sistemi di spiaggia”, fra i beni paesaggistici ambientali ex art. 143 del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) ed è individuata come zona “H” del vigente piano urbanistico comunale.
Ricordiamo che, dopo anni di inattività comunale in materia, l’attuale Amministrazione ha avviato le procedure di variante del piano urbanistico comunale di Cagliari – P.U.C. per l’individuazione delle c.d. spiagge urbane (Poetto, Giorgino) con le nuove zone urbanistiche “GHLn” (dove sarebbero autorizzabili piccole strutture permanenti a servizio della balneazione, fra cui chioschi) e per l’approvazione definitiva del piano di utilizzo dei litorali – P.U.L., già adottate rispettivamente con deliberazioni Consiglio comunale n. 75 e n. 76 del 31 ottobre 2012 e riguardo cui è stata avviata la procedura di valutazione ambientale strategica, attualmente in corso.
Nella primavera 2012 i “baretti” sono stati rinnovati con una tipologia unica, a parte due che – pur oggetto di analoghi provvedimenti di rimozione – hanno beneficiato di provvedimenti cautelari del T.A.R. Sardegna per motivazioni puramente formali. A dicembre 2012 sono stati destinatari di ordinanze di rimozione in quanto sono stati autorizzati – e potevano essere autorizzati – soltanto quali strutture temporanee e precarie. Solo dopo l’approvazione del P.U.L. potranno esser realizzate strutture permanenti.
Il Sindaco Massimo Zedda e l’Assessore comunale all’urbanistica Paolo Frau ne hanno spiegato motivazioni e percorsi futuri con lettere aperte e interventi, ma invano.
Si è scatenata una vera e propria tempesta di polemiche, con ripetute prese di posizione per il mantenimento dei chioschi. Sono intervenuti il Presidente della Regione Cappellacci, l’Assessore regionale dell’urbanistica Rassu e il suo capo di gabinetto Tavolacci, numerosi consiglieri comunali, alcuni fra i maggiori esponenti di S.E.L. (il partito del sindaco Zedda ha chiesto anche una norma di legge regionale transitoria), vari “esperti” di diritto amministrativo, giornalisti e chi più ne ha più ne metta.
La stessa maggioranza di centro-sinistra al Comune di Cagliari si è spaccata.
Per tenacia si sono distinti i Ballero: Benedetto, docente di diritto costituzionale presso l’Università di Cagliari, per l’occasione “ospitato” anche dal “collega” Andrea Pubusa, Francesco, appassionato difensore nell’aule del Consiglio comunale, e Stefano, secondo notizie stampa avvocato della maggior parte dei “baretti”. Pareri autorevoli, ma non proprio disinteressati, pare.
Il “fronte pro baretti” argomenta fondamentalmente sulla proroga delle concessioni demaniali fino al 2015 stabilita dalla legge n. 25/2010, come riconosciuto anche dalla giurisprudenza amministrativa (Cons. Stato, sez. VI, 27 dicembre 2012, n. 6682). In estrema sintesi, a essa dovrebbero seguire proroghe urbanistiche e paesaggistiche ovvero nuovi atti autorizzativi.
Tesi suggestiva, sebbene non tenga conto dell’assenza di qualsiasi automatismo fra concessioni demaniali e autorizzazioni urbanistiche e paesaggistiche, nonché dell’attuale situazione di abusivismo edilizio dei preesistenti chioschi, oggetto di procedimento penale in corso. Allo stato attuale possono essere autorizzate solo opere precarie, temporanee ed effettivamente amovibili: un’eventuale “proroga” a qualsiasi titolo costituirebbe un modo per aggirare il requisito della temporaneità/precarietà del manufatto.
Ovviamente il rilascio di eventuali autorizzazioni con il presente quadro giuridico e sotto gli occhi della magistratura inquirente sarebbe a rischio e pericolo di amministratori e dirigenti comunali.
Dovrebbero far felici politici in campagna elettorale, avvocati, amministratori regionali (e già amministratori comunali cagliaritani inconcludenti sul punto), anime belle a prezzo delle loro responsabilità personali.
E oggi – si ricorda – l’ovvia conclusione: il sequestro preventivo (art. 321 cod. proc. pen.) eseguito dalla Guardia costiera e dalla Polizia municipale su disposizione della magistratura.
Il Poetto e Cagliari non hanno bisogno di quest’ennesima commedia di provincia: c’è bisogno invece di recupero della legalità e di norme per il recupero e la gestione corretta e ambientalmente sostenibile della spiaggia, autentico “pezzo” dell’identità cagliaritana. E’ così difficile capirlo?