Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Mariano Delogu, Emilio Floris e Massimo Zedda concordano

Fonte: L'Unione Sarda
8 aprile 2013


«Via il Cagliari? Da folli»
 

sulla necessità di riaprire subito il Sant'Elia. Ma quante difficoltà...
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Mariano Delogu è stato sia Cellino, sia Zedda. Presidente del Cagliari dal 1976 al 1981, sindaco dal '94 al 2001. Nel 2000 ricevette il primo progetto di Cellino. Nella sala riunioni della sede di piazza L'Unione Sarda, guarda un titolo del giornale del 10 dicembre 2000: «Delogu: mai e poi mai i rossoblù andranno via». Sorride: «Mai avrei pensato che Cagliari potesse avere la propria squadra che non gioca a Cagliari. Pazzesco, inaccettabile, anche se Is Arenas è uno degli stadi più graziosi e vivibili che ho visto. Ma noi», e indica accanto a sé Emilio Floris (primo cittadino dal 2001 al 2011), «siamo riusciti a trattenere la squadra a Cagliari e lì doveva restare».
«È folle che il Cagliari non giochi a Cagliari e noi vogliamo fare di tutto perché accada. Noi siamo sempre stati disponibili, non siamo dei pazzi e ci teniamo, anche molto, ad avere il Cagliari in città. Guardate che io sono stato anche a Napoli per lo spareggio con il Piacenza e ci sono andato in nave. Ma l'unica cosa che non si può fare è dare lo stadio gratis alla società», gli fa eco Massimo Zedda, attuale sindaco. Tre sindaci, un concetto unico, condiviso. Con un'unica differenza, sottolineata da Mariano Delogu.
Cosa vuole il Cagliari?
Delogu : «Nel 2000 il Cagliari aveva presentato un progetto di ristrutturazione dello stadio con grandi magazzini, supermercati eccetera. I commercianti di Cagliari erano contrari. Quando io ero sindaco a Cagliari di ipermercati non ne sono stati mai fatti. Più tardi sì, ma fuori».
Floris : «Anche durante il mio mandato si è ripetuta la storia dei centri commerciali. Servivano a giustificare il prezzo di acquisizione dell'area che ha un valore di 39 milioni di euro. C'erano da aggiungere le spese di demolizione e ricostruzione oppure di ristrutturazione. Cellino presentò un piano che estendeva la zona di interesse oltre lo stadio per fare impianti sportivi, ma il Comune non può cedere gratuitamente le superfici a un privato».
Perché le trattative si interrompono?
Delogu : «Due cose impedirono il progetto di Cellino: il mancato consenso alle aree commerciali, il problema di come fare la gara che era necessaria. Per me ci doveva essere un accordo preliminare prima di farla. Il Cagliari doveva essere d'accordo per non essere strozzato da chi avesse vinto la gara».
Floris : «Si era anche arrivati vicino alla conclusione dell'iter, ma per diversi motivi quando dopo lunghe discussioni si tentava una strada, la mattina dopo sul giornale Cellino parlava male dell'amministrazione. Come un dr. Jeckill e Mr. Hyde che prima si accordava con noi, poi cambiava atteggiamento. Dispiace non esser potuti arrivare a una determinazione sullo stadio».
Zedda : «Riassumo i giorni precedenti l'abbandono del Cagliari. Il 29 marzo 2012, giovedì, chiediamo un incontro per parlare dei crediti del Comune. Ci vediamo e ci lasciamo con un comunicato congiunto in cui concordiamo di mantenere il Cagliari in città. Domenica alle 22,30 il Cagliari ci comunica di aver chiesto alla Lega di giocare a Trieste, il giorno dopo la Lega ufficializza la decisione, tre giorni dopo ci chiedono i danni».
Pensate che sia questione di soldi?
Floris : «È certo che la difficoltà grossa risiede nel valore dell'area (39 milioni), determinato anche dalla cubatura elevata che può ospitare. Capisco che Cellino spostando il Cagliari risparmi molti milioni. Ma mi avrebbe fatto piacere che fosse stato ricostruito in quella zona».
E la burocrazia?
Delogu : «Tutti siamo condizionati da leggi che non ci consentono di fare grandi cose».
Floris : «Il sindaco non può fare ciò che vuole, per la parte burocratica sono responsabili i dirigenti, come dimostra Is Arenas».
Zedda : «È sempre necessaria una gara. Anche il caso di Udine la prevede, dopo intervento della corte dei Conti. Il vantaggio è che l'unico che può avere interesse a partecipare è o la stessa società o un privato che abbia un accordo con la società, che comunque ha una corsia privilegiata».
Peccato che manchi la legge sugli stadi...
Floris : «Proprio durante il mio mandato, il Senato aveva emanato la cosiddetta “legge Melandri” che chiariva il percorso burocratico per la cessione dei manufatti-stadio, così da alleggerire i comuni delle spese di gestione e passarle ai privati. Purtroppo la legge si fermò alla Camera».