Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

SU STANGIONI... E POI? LA REGIONE È ASSENTE

Fonte: Sardegna Quotidiano
4 aprile 2013

SU STANGIONI... E POI? LA REGIONE È ASSENTE

La vicenda di Su Stangioni richiama la drammatica arretratezza culturale sulla comprensione della città metropolitana e la carenza di guida regionale sulla programmazione del territorio. Il progetto di un nuovo quartiere di Cagliari, però fuori Cagliari, usa parole d’ordine suadenti: green e autosufficienza, con mobilizzo di capitale privato senza oneri per il pubblico, con alloggi popolari e cartolina da new town. E invece gli oneri ci sono, eccome. Costruire una nuova polarità comporta oneri di infrastrutturazione a carico del pubblico (strade, servizi tecnologici, reti di trasporto urbano, servizi di urbanizzazione secondaria - chi paga?). E poi si tratta di riorientare i servizi verso le nuove polarità che si costituirebbero. Ma è il ragionamento urbanistico ad avere il respiro corto. E qui non è nemmeno in discussione la logica delle new town, il consumo dei suoli e l’eventuale soddisfacimento degli appetiti speculativi che a tratti si rimanifestano in quella zona. No, il vero problema è la necessità di guidare e riorientare le dinamiche demografiche sull ’area vasta. In Sardegna la crisi demografica si fa sentire più che altrove. Nascono 1,2 bambini per donna in età fertile, la più bassa tra le medie di natalità italiane. Anche gli ultimissimi studi confermano quanto è evidente da una decina d’anni, e cioè che lo spopolamento è all’orizzonte e che non basteranno le dinamiche immigratorie a riequilibrane la prospettiva. Ora, storicamente la periferia dell’area urbana ha assolto al ruolo di fornire residenze a basso costo soprattutto agli espulsi dal capoluogo. La pressione demografica combinata al basso reddito, in assenza di politiche per le case popolari, ha prodotto una micidiale combinazione di consumo del suolo, abusivismo e drammatica carenza di servizi primari e spazi pubblici. Il degrado ha interessato estensioni enormi di territorio, la costa di Quartu in primo luogo e interi quartieri come Barracca Manna, Is Corrias Su Pezzu Mannu, Sa Narba. Questi contesti devono avere la priorità del ripristino della qualità dell’abitare civile, precondizione al recupero dei valori di paesaggio auspicata dal Ppr. Ma per riportare a qualità questi insediamenti, dato che non sono tempi in cui si possa attingere alla spesa pubblica, allora bisogna indirizzare verso questi contesti il capitale privato che ambisce alla residenza. Bisogna cioè che la pressione insediativa, che è un bene economico tutt’altro che infinito, venga indirizzata a completare quegli ambiti portandovi le risorse per il loro risanamento, ovvero per la realizzazione dei servizi di urbanizzazione primaria e secondaria la cui carenza li condanna ad un destino di bidonville. A dirla semplice: se le risorse vanno ad un quartiere nuovo, non ci saranno speranze per quelli vecchi. Qui, nell’ambito della pianificazione dello sviluppo insediativo, ci vorrebbe una autorità di area vasta, che smonti la follia di crescite dimensionali irreali previste dai vari strumenti urbanistici comunali. E ci vorrebbe il coordinamento della Regione. Ma la Regione è totalmente assente, intenta nei suoi uffici solo ad un’interpretazione libresca e borbonica di norme urbanistiche confuse che vorrebbero liberare gli spiriti animali del cemento e producono gineprai normativi che rendono difficile ogni azione. E invece servirebbe che fosse capace di definire le priorità su sviluppo urbano, trasporti, interventi di Area per residenza sociali, localizzazione di servizi, orientandole su questa esigenza di riqualificazione. Altrimenti rischiamo di parlare di sviluppo urbano e nuovi quartieri, mentre in realtà si stanno consegnando pezzi del nostro territorio al degrado e all’emarginazione. Capogruppo Pd al Comune ed ex sindaco di Quartu