Il convegno Raccolti mille documenti
«Quando mi occupavo di scavi archeologici nel cuore di Cagliari mi capitò di trovare due lucerne di chiara matrice ebraica, risalenti al settimo secolo dopo Cristo. Una tra le rovine romane di via Sauro e l'altra nella chiesa di Sant'Agostino. Piccole, ma importanti testimonianze che documentano la continua presenza degli ebrei in città e in Sardegna»: un ricordo personale per l'assessore regionale alla cultura Maria Antonietta Mongiu, archeologa di lungo corso prima dell'impegno politico. Nel presentare il convegno internazionale su "gli ebrei in Sardegna nel contesto mediterraneo" ha voluto rimarcare le origini di questa presenza nell'Isola che risalgono all'epoca della Roma imperiale e perdurarono costantemente sino al 1492, anno dell'editto dei re cattolicissimi di Spagna che cacciarono dal loro regno tutti i giudei. Dunque, anche dalla Sardegna. Molti, però, rimasero nell'isola convertendosi o nascondendo la loro religione. Il migliaio di documenti studiati da Cecilia Tasca dell'università cagliaritana e raccolti un corposo volume, illustrato ieri durante il convegno, aprono una nuova luce sull'identità e la cultura degli israeliti "sardi".
Non ci fu mai una grande colonia, ma a ondate migratorie arrivarono e ripartirono nel corso dei secoli lasciando forti tracce a Cagliari e ad Alghero. Commercianti, uomini d'affari, notai, banchieri, artigiani, furono partecipi di una laboriosa e pacifica comunità che aveva le sue sinagoghe, abitava in belle case di pietra, gestiva negozi e traffici. Di questo si è cominciato a parlare a Palazzo Regio e poi al T-Hotel nel corso del convegno a cui partecipano, oltre agli specialisti sardi, una quarantina di studiosi provenienti dalle università di Venezia, Trento, Bologna, Firenze, Pisa, Roma, Pavia e dalle università di Tel Aviv, Barcellona, Saragozza, Cambridge, Montpellier, Lipsia e Toulouse. Il convegno, organizzato dal Dipartimento di studi storici dell'ateneo cittadino in collaborazione con le associazioni ebraiche in Italia e la Fondazione del Banco di Sardegna, continua sino a giovedì al T-Hotel.
In mattinata l'inaugurazione nella sala del consiglio provinciale: il presidente Graziano Milia ha fatto gli onori di casa, poi i saluti del presidente Renato Soru, del rettore Pasquale Mistretta e del professor Attilio Mastino per l'università di Sassari. All'assessore Mongiu il compito di illustrare l'impegno della Regione per questa iniziativa che nasce nell'ambito delle celebrazione dei "Sardi Illustri": in questi giorni la commemorazione di Giorgio Asproni a Bitti e a Sassari, prima ancora incontri su Francesco Cocco Ortu e Giomaria Angioy. «Oggi -ha detto la Mongiu - vogliamo ricordare l'opera del canonico Giovanni Spano che oltre ad essere considerato il padre dell'archeologia e della linguistica in Sardegna, fu un vero estimatore degli ebrei e a lungo insegnò Sacre Scritture, lingua e cultura ebraica nell'università di Cagliari».
Nel Settantesimo anniversario della promulgazione delle leggi razziali il pensiero degli studiosi va al professor Doro Levi, grande archeologo ebreo costretto all'esilio negli Stati Uniti dove collaborò con il governo americano per evitare i bombardamenti sulle zone monumentali. E dopo la guerra a Cagliari impedì la demolizione dell'anfiteatro romano.
CARLO FIGARI
18/11/2008