Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Nell’isola 8mila abitanti in più ma sono tutti cittadini stranieri

Fonte: La Nuova Sardegna
29 marzo 2013

 

In dieci anni 12mila sardi in meno, immigrati quasi triplicati: popolazione a quota 1.639.362. Le previsioni tra 20 anni: si spopoleranno le zone interne a favore di Sassari, Alghero, Olbia e Cagliari

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di Alessandra Sallemi

CAGLIARI. Giornata fondamentale per le buone pratiche della politica: ieri nella sala consiliare del municipio di Cagliari sono stati presentati i dati definitivi del censimento della popolazione condotto nel 2011 che raccontano la Sardegna di oggi e mettono gli studiosi nella condizione di informare dei bisogni della popolazione e anche dei pericoli sociali prossimi venturi primo fra tutti lo spopolamento. Si sa che si assottiglia il numero degli abitanti, ma è stato impressionante vedere la sagoma della Sardegna con quattro soli nuclei di popolazione addensati attorno a Sassari, Alghero-Stintino, Olbia e Cagliari, la data che campeggiava sopra il grafico: l’anno 2035. In altre parole tra vent’anni si sarà compiuto quel processo di spopolamento che ogni anno e non da oggi lascia abitazioni vuote, scuole sovradimensionate e negozi chiusi. Naturalmente, i dati dei prossimi vent’anni sono proiezioni di ciò che sarà se si va avanti in questo modo.

Oggi ammonta a 1.639.362 unità la popolazione residente in Sardegna, al 9 ottobre 2011, data di riferimento del 15° censimento. Rispetto al 2001, quando si contarono 1.631.880 residenti, l’incremento è dello 0.5%, da attribuire esclusivamente alla componente straniera. Nel decennio la popolazione di cittadinanza italiana è diminuita dello 0,8% (-12.435 individui) mentre quella straniera è triplicata, passando da 10.755 a 30.672 unità. Un incremento di pari entità si registra anche nell’incidenza degli stranieri sul totale della popolazione residente, che sale da 6,6 a 18,7 stranieri per mille censiti.

Ieri al municipio cagliaritano sono convenuti il direttore dell’Istat Raffaele Malizia, il capo dipartimento Istat Andrea Mancini, la dirigente ancora dell’Istat Debora Tronu e il funzionario del Comune Cladio D’Aprile, con tavola rotonda finale presieduta da Paola Piras, vicesindaco di Cagliari ed ex preside della facoltà di Scienze politiche, cui ha partecipato tra gli altri Antonello Sanna preside della facoltà di Architettura. La sociologa di Cagliari Margherita Sabrina Perra è stata chiamata per dare una lettura dei primi risultati del censimento della popolazione. Perra ha spiegato che l’università di Sassari col professor Marco Breschi e l’università di Cagliari stanno collaborando per studiare le dinamiche demografiche nell’isole. Tra il 2001 e il 2011 è esploso il fenomeno delle giovani donne istruite che lasciano la provincia nuorese e non ci tornano più. Questo (spiegava la sociologa) porta immediatamente a un calo delle nascitenelle zone interne dell’isola, penalizzate anche dagli scarsi collegamenti dei piccoli centri, fra loro e con i centri più grandi. La situazione delle strade e dei trasporti rende difficile l’accesso ai servizi e gli spostamenti minimi. Poi c’è il capitolo dell’invecchiamento: era già noto che la provincia di Oristano dal 1980 avesse subìto un invecchiamento veloce della popolazione, soprattutto nell’alto oristanese, ma ormai è più preoccupante il dato di Medio Campidano e Sulcis Iglesiente che in 10 anni hanno avuto un invecchiamento della popolazione particolarmente rapido. Si è persa una quota consistente di persone in età lavorativa, almeno 20 punti percentuali, con ulteriore contrazione della natalità. Tra il 2001 e il 2011 è più che duplicata la fascia dei cosiddetti grandi vecchi, le persone che hanno più di 80 anni. La gravità della situazione sarda, Perra spiegava che viene rappresentata nei convegni internazionali: in Sardegna una persona che lavora ne ha a suo carico tre non attive in campo occupazionale. La condizione dei centri più grossi è inversa ma non meno problematica, c’è una carenza di servizi per i bambini e per gli anziani. Cagliari ha problemi diversi da tutte le altre aree: nell’ultimo decennio ha perso 14 mila abitanti, ma l’area vasta ha 120 abitanti per chilometro quadrato (la media regionale è di 68.1) e ogni giorno il capoluogo triplica le presenze con persone che usano i servizi tarati sui soli residenti.