Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

L'altra metà del jazz e dintorni

Fonte: L'Unione Sarda
17 novembre 2008

Musica. Si è concluso ieri alla Fiera di Cagliari l'European Expo: in tre giorni oltre 160 musicisti
Gambarini, Saba, Laquidara, Ledda protagoniste

Il jazz è passione e invenzione. A volte reinvenzione. Magari attraverso incontri, mescolanze, incroci, incastri, fusione con altri generi e linguaggi che affollano la musica oggi, sempre più villaggio globale di suoni e umori. Uno spirito che Jazz in Sardegna cattura in pieno con l'Expo, vetrina di jazz ma non solo, che ieri ha abbassato le luci sulla ventiseiesima edizione del festival cagliaritano che in tre giorni ha visto transitare oltre 160 musicisti.
Tanti, anche nella giornata di sabato, i gruppi e i solisti che sono sfilati nei palchi allestiti in sei diverse sale. Sul fronte della vocalità femminile, il pubblico ha potuto apprezzare da vicino due artiste che in città si affacciavano per la prima volta: la jazzsinger Roberta Gambarini e l'italo-etiope Saba Anglana, dal colorato e trascinante appeal worldmusic. Voce sofisticata e mutevole, estensione ben controllata, interprete dalle grandi qualità, la Gambarini, trapiantata da tempo negli Stati Uniti, ha offerto un set saldamente ancorato alla tradizione, in compagnia di un gruppo nelle cui fila spiccava la presenza di Jake Hanna, veterano della batteria che ha suonato con Woody Herman. Una tappa nel jobimiano “No more blues”, consegnato in veste jazzistica, un'altra nella canzone di casa nostra, con una superba versione di “Estate”, impreziosita dal flicorno di Roy Hargrove (comparso qualche istante prima a sorpresa) che distillava poesia e morbidezza, altri standard, dal porteriano “Easy to love” al gershwiniano “I love you Porgy”, passando per “I you could see me now”, con applausi generosi e sinceri a fare da contorno.
Legata alla musica della propria terra ma con uno sguardo capace di unire passato e presente, Saba Anglana ha portato una ventata di ritmo e movimento con i brani del ciddì d'esordio, “Jidka”, che alla fine hanno fatto ballare tutti: compreso uno scatenatissimo e “fuori servizio” Hargrove, mimetizzato tra gli spettatori insieme alla sua band.
In un festival che si apre al mondo senza tuttavia dimenticare ciò che accade nell'Isola, non potevano non trovare casa artisti nostrani e progetti nati qui. Come “S'Ard”, intensa ed emozionante produzione originale firmata da Mauro Palmas che attorno a sé ha riunito Elena Ledda, Patrizia Laquidara, i Tenores di Oniferi, Francesco Pilu, Salvatore Bonafede, Battista Giordano, Marcello Peghin, Silvano Lobina, Andrea Ruggeri, “Fortun de Sarau”, del sempre ispirato Alberto Cabiddu, “Adelasia”, tratto dal romanzo “S'urtimu iberru de Adelasia” di Maria Grazia Poddighe. Dalla Sardegna sono partiti anche i progetti del sassofonista Gavino Murgia e del trombettista Mario Massa, affiancato in questa occasione da Z'EV, fondatore del movimento industrial.
Con uno sguardo cosmopolita che però non dimentica mai le proprie radici, Gavino Murgia è salpato alla volta di un affascinante viaggio nel ritmo in compagnia di Roswell Rudd, alfiere del jazz informale, geniale trombonista dal suono ruvido, Michel Godard, Don Moye. I fan dell'inossidabile percussionista degli Art Ensemble Of Chicago, hanno poi applaudito ancora una volta il loro beniamino, nella veste di protagonista del team ritmico del Meta Quartet (composto da Antonello Salis, Sandro Satta, Riccardo Lay), foriero di una musica stilisticamente atemporale e dagli indirizzi ampi.
Sul versante “jazz jazz”, il pubblico ha seguito numeroso l'omaggio a Bob Berg tributato dal brillante e pirotecnico Antonio Faraò, pianista che non lascia mai indifferenti, sostenuto alla perfezione dal sassofono di Rick Margitza, dal contrabbasso di Martin Gjakonovski e dalla batteria di Gene Jackson.
La vera sorpresa della serata è arrivata però dal pianista Remo Anzovino e dalla sua musica evocativa, danzante e ricca di suggestioni popolari, ricordi filmici, con le immagini in bianco e nero di famose pellicole degli anni Trenta e Quaranta che scorrevano su uno schermo sistemato alle spalle del gruppo che comprendeva i nomi di Marco Anzovino, Gianni Fassetta, fisarmonica. Immagini pescate da Nanook di Flaherty, I misteri di un'anima di Pabst in cui compare Louise Brooks, Metropolis , il Nosferatu di Murnau, slapstick di Buster Keaton, fino all'omaggio a Tina Modotti. E brani sfilati dal ciddì “Tabù”, licenziato recentemente per l'Egea, consigliato a quanti volessero scoprire qualcosa di nuovo e bello.
CARLO ARGIOLAS

17/11/2008