Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Redditi sardi a 16.840 euro

Fonte: L'Unione Sarda
25 marzo 2013


Solo 28mila i paperoni. Allarme tasse locali, sindacati: Tares in più rate
 

Media italiana: 19.660. Niente Irpef per 10 milioni
La metà dei contribuenti Irpef dichiara al fisco un reddito inferiore ai 15.723 euro lordi, meno di 1.300 euro al mese. E tra loro ci sono 9,7 milioni di cittadini, il 24% di coloro che presentano la dichiarazione dei redditi, che non versano un solo euro di Irpef al fisco. Sono solo 28.000, invece, i Paperoni, con oltre 300.000 euro di reddito. È un quadro a tinte forti, vera fotografia di come il Paese si rapporta con il fisco, quello tracciato dalle elaborazioni che il dipartimento delle Finanze del ministero dell'Economia ha fatto sulle dichiarazioni presentate nel 2012. Emerge una polarizzazione forte tra ricchi e poveri, ma anche la chiara evidenza della scarsa fedeltà fiscale.
SARDEGNA Dai dati risulta che i sardi hanno un reddito inferiore alla media nazionale (pari a 19.660 euro) e dichiarano al fisco 16.840 euro annui. Nell'Isola, poi, il numero dei contribuenti minimi (autonomi che usufruiscono d un regime fiscale agevolato perché non guadagnano oltre i 30.000 euro) è pari a 18.434.
RICCHI E POVERI La metà dei contribuenti italiani dichiara un reddito inferiore ai 15.723 euro lordi e il 90% ha un reddito complessivo inferiore ai 35.601 euro lordi. Il divario appare evidente da un rapporto: il 5% dei contribuenti più ricchi possiede il 22,9% del reddito complessivo, pari a quello del 55% dei contribuenti più poveri.
I PAPERONI Sono circa 28.000 i contribuenti che dichiarano in media un reddito maggiore di 300.000 euro lordi l'anno e che sono sottoposti al contributo di solidarietà del 3%. Questo balzello sui più ricchi vale 260 milioni di euro, in media 9.000 euro a testa.
ZERO IRPEF Gli italiani che pagano l'Irpef sono il 76% del totale di coloro che inviano la propria dichiarazione all'Erario. Pagano in media 4.820 euro di Irpef a testa. Ma ci sono anche 9,7 milioni di contribuenti italiani che - scritto nel linguaggio fiscale - «hanno imposta netta uguale a zero». In pratica non pagano l'Irpef o perché hanno redditi troppo bassi, o perché abbattono l'imponibile con detrazioni e deduzioni.
AUTONOMI E DIPENDENTI I lavoratori autonomi hanno il reddito medio più elevato (42.280 euro) mentre il reddito medio dei lavoratori dipendenti è di 20.020 euro e quello dei pensionati di 15.520 euro. Il reddito medio dichiarato dagli imprenditori è invece pari a 18.844 euro: 29.100 euro per le imprese in contabilità ordinaria e 17.480 per quelle a contabilità semplificata. Ma la maggior parte dell'Irpef è versata dal lavoro dipendente (54,5%) e dalle pensioni (il 25,5%) per una percentuale complessiva dell'80%. Il lavoro autonomo contribuisce solo con il 6,7%.
CEDOLARE Sono stati circa 483.000 (pari al 2,3% di chi dichiara redditi da fabbricati) i contribuenti che hanno scelto la cedolare secca per dichiarare i redditi d'affitto. L'importo dichiarato - in pratica l'affitto - è stato in media di 8.370 euro: in testa la provincia di Bolzano (10.090 euro) seguita dalla Liguria (9.660 euro). Ai minimi Molise (4.060) e Basilicata (4.590 euro).
CASE ALL'ESTERO Sono centomila i cittadini che hanno pagato la nuova imposta sugli immobili all'estero Ivie, che ha fruttato 21 miliardi di euro. Sono invece 71 mila quelli che hanno dichiarato attività finanziarie fuori dai confini nazionali, per un ammontare di 18,5 miliardi, anche questi tassati con una nuova specifica imposta Ivafe.
STANGATA TASSE LOCALI Nel 2012 l'addizionale regionale sull'Irpef ha fruttato 11 miliardi, con un aumento del 27% in un solo anno. L'Irpef comunale 3,4 miliardi (+11%). E Cgil, Cisl e Uil lanciano ora l'allarme Tares, la nuova tassa sui rifiuti che sostituirà le tasse attuali con un aumento dell'esborso. I sindacati, con una nota congiunta, chiedono di «spalmare il pagamento della Tares attraverso più acconti anticipando il pagamento, così come avvenuto per l'Imu lo scorso anno, evitando di farlo coincidere con quello di altre imposte e tasse». Altrimenti il rischio è di una stangata, tra giugno e luglio, di circa 31,8 miliardi di euro (11,6 miliardi acconto Imu, 14,4 miliardi saldo Irpef, 4 miliardi acconto Tares e 1,8 miliardi la tranche dell'aumento dell'Iva»). «Occorre evitare», affermano, «che la Tares pesi eccessivamente sui bilanci della famiglie e delle aziende. Infatti, lo slittamento a luglio del pagamento della prima rata Imu sta mettendo in difficoltà gli utenti che quest'anno si ritroveranno a pagare, non in 4 o 6 rate come nel 2012, ma in 2».