Provincia e Comune spiegano: per gli studenti non cambierà nulla
Dimensionamento, alcune scuole spariranno
«Genitori, studenti e docenti non si devono preoccupare: gli edifici scolastici non verranno chiusi. I ragazzi potranno continuare a frequentare le stesse classi anche il prossimo anno e i professori, se vorranno, proseguiranno a insegnare nello stesso posto».
A dichiararlo gli assessori alla Pubblica Istruzione di Comune e Provincia, Enrica Puggioni e Franco Mele. Ma non basta per placare le polemiche derivanti dal Piano di dimensionamento, che salvo decisioni dell'ultimo momento porterà alla soppressione di qualche scuola tra elementari, medie e superiori. Nelle superiori, chi si era iscritto al Deledda o all'Eleonora d'Arborea, per esempio, continuerà a frequentare la stessa struttura ma potrebbe diventare un alunno del De Sanctis, pur continuando a seguire lo stesso percorso di studi che aveva scelto all'inizio. Stesso discorso, alle medie, per la Manno-Cima. Alcuni istituti storici, insomma, scompariranno, ma solo come nome. Tutto il resto rimarrà uguale a prima.
LE PROTESTE Sia Comune che Provincia sottolineano che è la Regione l'unica istituzione che, una volta esaminata la situazione generale, può istituire o sopprimere le autonomie scolastiche. «Noi abbiamo presentato il nostro Piano - spiega la Puggioni - che abbiamo iniziato a preparare da agosto». L'anno scolastico scorso, tra l'altro, l'amministrazione cittadina si schierò contro il dimensionamento: «Ci eravamo rifiutati di fare un Piano così delicato in poco tempo - prosegue l'assessore - quello che abbiamo presentato quest'anno lo abbiamo redatto in modo che in futuro non si debbano fare altri ritocchi e non ci siano grosse sorprese». Come è sottolineato dalla relazione dell'assessorato, dunque, «l'obiettivo del dimensionamento non deve e non può essere quello della mera razionalizzazione delle risorse attraverso semplici operazioni algebriche».
LA PROVINCIA Franco Mele invita tutti a riflettere: «La Regione può far sopravvivere un'autonomia scolastica con meno di 600 alunni, ma dall'altra il Ministero può decidere di non assegnare un dirigente». Verrebbe nominato un reggente, con tutti i disagi che ne derivano, soprattutto per quello che riguarda la parte amministrativa: «E poi mi si deve spiegare che differenza fa se la scuola ha un nome o un altro nel momento in cui l'edificio è uguale, i docenti sono gli stessi e il percorso formativo prosegue senza alcuna modifica».
I NUMERI D'altronde, a vedere la popolazione dei potenziali studenti (5-19 anni), i numeri parlano chiaro: la classe d'età 5-9 anni è calata, rispetto al 2002, quasi dell'11%. Quella dai 10 ai 14 del 20%, dai 15 ai 19 del 28%. Inoltre, nel 2016 il numero di residenti di quelle fasce d'età registrerà un ulteriore decremento del 4,4%. Se a questo si aggiunge che il 47% dei giovani cagliaritani si iscrive ai licei, è evidente il motivo per cui ci sono scuole che hanno sempre meno studenti. I tempi dei doppi e tripli turni sono lontanissimi.
Piercarlo Cicero
Le gite d'istruzione e la crisi
Quando il viaggio costa troppo
Le gite di istruzione sono sempre state il ricordo più bello di un anno scolastico. Soprattutto quando si è in terza media, e l'anno dopo si abbandonerà la classe frequentata per tre anni per fare il grande salto alle superiori. Solo che quest'anno rispetto ai precedenti è un po' diverso. La crisi economica è entrata nel suo periodo più duro, molte famiglie non arrivano a fine mese, i soldi per le cose “in più” non ci sono. Tra queste rientrano i viaggi, di qualsiasi tipo.
È per questo che in una scuola media cagliaritana, una terza, è scoppiata la polemica tra insegnanti e genitori. La gita di classe si farà a Vienna, il prezzo però per alcuni genitori è insostenibile: 460 euro, a cui vanno aggiunte le spese extra che i ragazzini faranno durante il viaggio, che durerà cinque giorni. Costi che normalmente non verrebbero considerati alti, anzi: quelli che se lo potrebbero permettere ne approfitterebbero, per tanta gente invece sarebbe impensabile solo pensarci. Solo che le dinamiche all'interno di una classe sono più complicate. Per un papà o una mamma è difficile dire «no» quando i figli fanno notare che altri compagnetti invece alla gita andranno. E allora i genitori preferiscono togliersi il pane di bocca piuttosto che far sentire il loro figlio “diverso” dai compagni, pagandogli un viaggio che in realtà non si potrebbero permettere.
Alcuni genitori per questo se la sono presa. «In un momento di difficoltà economiche come queste - hanno spiegato - in una scuola pubblica dovrebbero fare altre scelte. Si possono fare viaggi d'istruzione bellissimi anche in Sardegna, o nella Penisola, e spendere molto meno». Soprattutto per questo motivo alcuni hanno deciso, a malincuore, di non mandare i figli alla gita. Una questione di principio. (p.c.c.)