Cultura
21 Marzo 2013 ore 20:55
La mostra è la seconda fase del progetto dei Musei Civici dedicato alla fruizione della Collezione d’Arte Contemporanea del Comune di Cagliari, creata negli anni Sessanta da Ugo Ugo, direttore tra il 1966 e il 1995 de la Galleria comunale d'arte
Ivana Salis
Il Palazzo di Città di Cagliari come i musei d’arte contemporanea di Milano, Torino e Roma, grazie alla mostra "Gli spazi dell’Arte. Dall’Arte Programmata al Minimalismo". 40 opere per 40 artisti, compongono la seconda parte del progetto, partito lo scorso giugno, che presenta e propone alla conoscenza dei cittadini, dopo 15 anni di chiusura nei depositi, la Collezione d’Arte Contemporanea del Comune di Cagliari, formata nella seconda metà degli anni ’60 da Ugo Ugo, direttore della Galleria Comunale d’Arte dal 1966 e il 1995. Il progetto è a cura di Anna Maria Montaldo, direttrice dei Musei Civici.
L’assessore Enrica Puggioni indica la sede di questa mostra, appunto il Palazzo di Città “parte integrante dei Musei Civici, aperto e predisposto per dare spazio all’arte contemporanea e a nuove sperimentazioni, che comprendono l’integrazione dei servizi e la rete culturale sul territorio”.
In Italia con la denominazione “Arte Programmata” si intendente la OP Art e l’Arte Cinetica, di cui in mostra vediamo le opere di Davide Boriani e Gabriele de Vecchi, membri del Gruppo di T di Milano, proseguendo troviamo le opere da ricondurre al Minimalismo, con grandi superfici in cui è fondamentale la costruzione di armonie spaziali, con carattere di struttura primaria, e infine una sezione dedicata alla grafica, in cui sono presenti opere molto diverse tra loro per stile e tecnica, dall’acquaforte di Robert Carrol alla Sfinge, serigrafia di Valerio Adami.
La sezione d’arte cinetica è composta da opere da toccare, come quelle che aprono l’allestimento, di Fogliati e Mazzarelli, le quali tramite il movimento sollecitato dall’azione del visitatore creano effetti ottici e sonori. Poi la splendida opera Struttura vibrante di Giovanni Campus, presente all’inaugurazione, in cui egli esprime l’interesse per l’arte cinetica dal punto di vista del riguardante, il quale tramite il suo spostamento nello spazio mutua la composizione visiva dell’opera.
Nelle sale dedicate al Minimalismo vi sono le opere di Enrico Castellani, le cui ricerche convergono con quelle più mature di Fontana e Agostino Bonalumi, anch’egli presente in mostra. Poi la spettacolare scultura di Giuseppe Spagnulo al centro della sala, che come racconta Anna Maria Montaldo “è ispirata alle posizioni degli atleti neri durante le olimpiadi del Messico nel 1968”. Poi ancora in un crescendo le strutture giganti di Rodolfo Aricò, Pondus, che poste sapientemente in una stretta zona di passaggio rendono ancora meglio le loro imponenti dimensioni, e infine Mauro Staccioli e Nicola Carrino, con strutture scultoree in cui materia principe è il ferro a rendere flessioni spaziali o lance che emergono nello spazio.
Questi sono solo alcuni dei quaranta artisti che compongono questo percorso nel contemporaneo italiano, derivante dalle tendenze internazionali nate in quello splendido e prolifico periodo che erano gli anni Sessanta e Settanta. Un omaggio alla lungimiranza di una città, che oggi come con Ugo Ugo, esce dai confini isolani e si confronta con le capitali moderne dell’arte.