Il senso di una riscoperta. Alla Mem di Cagliari letture da Masala a De Luca
Domani la giornata internazionale della poesia
«La poesia - ma cos'è mai la poesia? Più d'una risposta incerta è stata già data in proposito. Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo. Come alla salvezza di un corrimano». (Ad alcuni piace la poesia di Wieslawa Szymborska)
«Ad alcuni piace la poesia», ammetteva quasi con un filo di sorpresa, la poetessa polacca e premio Nobel Wieslawa Szymborska, assegnando a queste parole il titolo per i suoi celebri versi. «Piace anche il brodo, piacciono i complimenti, il colore azzurro, una sciarpa e piace anche averla vinta». La poesia, considerava ancora con caustica ironia, «non piace a più di due persone su mille». Eppure, diceva con il cuore in gola, non so che cosa sia, so che è un appiglio al quale aggrapparsi. Per salvarsi, cullarsi, sognare e magari anche piangere un po'. E domani 21 marzo, primo giorno di primavera, sarà un giorno speciale per farlo. In tutto il mondo, grazie all'Unesco, si celebra la giornata internazionale della poesia, antica arte capace di tessere fili sottili, invisibili e legami così robusti che sanno dialogare oltre gli ostacoli, oltre le diversità. E sarà anche uno sbocciare di iniziative in omaggio a chi ha scritto per noi versi forse diventati il nostro corrimano.
«Che cosa è la poesia? È una grande domanda», risponde Rosa Bianca Rombi, dirigente dell'Endas (Ente nazionale democratico di azione sociale), instancabile seminatrice di poesia in Sardegna da almeno un quarto di secolo. «Direi che la poesia è la parola per eccellenza; non il conforto o la consolazione, perché la poesia ha unghie di ferro e sa graffiare il cuore. Sa anche però creare cittadini democratici». Leggere e comprendere la poesia non è mai semplice o banale. «Il lettore abituale di poesia - prosegue - ha antenne più alte, è una persona avvertita, ben attrezzata culturalmente». Ricordare un verso ci rallegra, qualche volta ci fa affiorare lacrime leggere della commozione «ma spesso ci mette in crisi, perché la poesia è forza, sa svegliare le coscienze, per questo - avverte - non piace ai potenti». Cova in silenzio, appartata, come un'energia segreta e insurrezionale. «Quante volte abbiamo sentito dire: come mai questa poesia, e comprendere quanto un verso sia la parola meno effimera», la più capace di colpire la nostra anima.
Che resti nel cuore delle persone che la ascoltano è sicuro anche lo scrittore Flavio Soriga, autore di “Neropioggia” e “Sardinia Blues” nonché anima del “Settembre dei poeti” (Cabudanne de sos poetas), il festival di poesia che si svolge da otto anni a Seneghe. «Chi sta in piazza a sentire parole pensate e forti, poi le terrà dentro di sé per tutto l'anno. Portare la poesia nel luogo di incontro del paese vuol dire toccare corde che tutti noi abbiamo e non utilizziamo. La gente - osserva ancora lo scrittore - scrive poesie più di quanto non le legga». «Non è un rifugio - dice mettendo in guardia dalla più banale delle osservazioni - la poesia è un modo di guardare alla vita, di astrarsi dalla pochezza del mondo spesso grigio e vedere i colori dove non ci sono». Poesia si rintraccia in una preghiera, in una canzone di De André, in un romanzo. «Penso, per esempio, al successo dello scrittore spagnolo Javier Marìas: è certamente figlio della sua scrittura poetica, piena di ritmo».
Perché la poesia è sì parola ma anche suono, ritmo, musicalità. Eppure l'arte che domani verrà celebrata in tutto il mondo, soffre, soprattutto in Italia, di un curioso destino: sa affollare i festival che fioriscono sempre più numerosi - è colpa della crisi? la gente ha bisogno di nutrirsi almeno di parole in versi? - ma resta pur sempre poco letta e quindi poco comperata nelle librerie. Un male molto italiano, come conferma Aldo Addis, vicepresidente dell'Associazione librai italiani. «Si leggono pochi libri, si legge ancor meno poesia. La lettura di questa è per lo più legata all'occasionalità. Un esempio recente: lo scorso anno è morta la Szymborska e c'è stata un'impennata di vendite. Le persone che acquistano questo genere di letteratura - aggiunge - sono un piccolo pubblico». Lettura e festival sembrano essere ancora una volta due mondi paralleli e vicinissimi che camminano però a velocità molto diverse.
L'importante è continuare a seminare poesia che potrà germogliare nei luoghi più impensati. Proprio come fa in Sardegna l'associazione culturale Erdas. «Crediamo che la poesia sia uno strumento per la promozione della socialità», dice ancora Rosa Bianca Rombi, «che nei momenti di crisi come questo, e non c'è nulla di nuovo sotto il sole, aiuta ad avere consapevolezza». È, se si vuole, il corrimano al quale aggrapparsi.
Chi lo cerca, anche inconsapevolmente, lo saprà trovare tra i versi di Francesco Masala o di Peppino Mereu, oppure di Eugenio Montale o di Pablo Neruda, di Petrarca, di Dante e naturalmente di Wieslawa Szymborska che saranno letti da Rosa Bianca Rombi e Maria Grazia Bodio, domani pomeriggio, alle 17, alla Mediateca del Mediterraneo in via Mameli 164 a Cagliari. Un appuntamento promosso dal Circolo Endas Amici della Poesia, dal Cedac e dal Teatro Stabile della Sardegna.
Ma alla fine che cosa è la poesia? Interrogato da un intervistatore d'eccezione come Mario Soldati, Giuseppe Ungaretti rispondeva che «la poesia è poesia quando porta con sé un segreto», mentre per Giorgio Caproni il poeta è «un minatore che dalla superficie, cioè dell'autobiografia, scava, scava finché trova un fondo nel proprio io che è comune a tutti gli uomini». «È un evento, non può essere un commento di eventi, ma quando si genera accresce la realtà, se è vera poesia», spiegava sicuro Andrea Zanzotto. Gabriele D'Annunzio teorizzava che i versi fossero nell'aria. Al poeta il compito di acchiapparli. «Forse - ammetteva Sandro Penna - c'è un fondo di verità. I poeti veri non devono avere coscienza».
Caterina Pinna