Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

I beffati di via Campeda: niente rimborsi

Fonte: L'Unione Sarda
17 novembre 2008

il caso



Il 23 ottobre le pompe idrauliche della protezione civile hanno aspirato due milioni di metri cubi d'acqua dagli scantinati del palazzo. Ci sono voluti tre giorni.
Sotto quell'acqua, immersi come relitti di navi affondate dopo una tempesta, sono finiti i motori dei due ascensori, le caldaie, i serbatoi idrici e del gasolio, una cucina realizzata sotto terra e regolarmente accatastata, sei auto e uno scooter parcheggiate nei garage, oltre a tutto quello che una famiglia può tenere in uno scantinato. Uno degli appartamenti al primo piano è stato dichiarato inagibile.
I preventivi per riparare gli ascensori e ripristinare il riscaldamento ammontano a circa 40 mila euro.
Ma le 19 famiglie di una palazzina in via Campeda 23 non hanno diritto ad alcun risarcimento. La delibera 61 approvata dalla Giunta regionale il sei novembre scorso, quella che contiene le “Direttive che regolano la concessione dei danni subiti in occasione dell'evento alluvionale del 22 ottobre 2009” , stabilisce che possano ottenere i contributi solo i privati nelle cui abitazioni il livello dell'acqua abbia raggiunto almeno la quota di 30 dal piano terra. E loro? E gli ascensori?, il gasolio?, il riscaldamento?, le auto?, i mobili? Niente.
«Delle due l'una: o la concessione edilizia del '98 che ha autorizzato la costruzione di questo palazzo (terminato nel 2001) non doveva essere data o la Regione deve cambiare la delibera e prevedere i rimborsi anche per noi», sbotta Serena Mura, uno dei 19 inquilini.
Beffati prima dall'acqua poi dalla Regione.
Via Campeda è sorta sul tetto di un fiume, così come via Abruzzi, la zona del Fangario e le strade a ridosso del cimitero nuovo e riceve a cascata l'acqua che scende dal colle di San Michele e quella che arriva dal Fangario, velocizzata dalle strade asfaltate e dalla nuova viabilità in pendenza, rotatorie comprese. Non a caso la grande area incolta a cui guarda il loro palazzo si trasforma in una grande piscina dove galleggia di tutto. Parte di quell'acqua si incunea nel cortile del palazzo e casca sui seminterrati scavati un metro e 80 sottoterra e divelle le porte delle cantine, quelle blindate e quelle, più leggere, di metallo. Masala, 87 anni, non esce di casa dal giorno dell'alluvione. Le gambe indebolite non gli consentono di salire al terzo piano senza ascensore. E nemmeno di scendere per strada quando piove, come fanno Serena Mura, Sandro Cortis, Alessandra Martis, Mario Meloni, Graziella Cecconi e Massimiliano Cherchi. «Dal 22 ottobre piove ogni volta che piove ci troviamo per strada alle 4 del mattino. Terrorizzati a spalare acqua». (f. ma.)

15/11/2008