Bach al Lirico di Cagliari
È venerdì di quaresima. La scelta della Johannespassion, la Passione secondo Giovanni BWV 245, è quindi sicuramente in tema. Non fosse che tra Messe, Requiem, Stabat Mater, questa stagione concertistica del Teatro Lirico finisca ormai per assomigliare sempre più a un festival di musica sacra. E di settimana in settimana contribuisca a lasciare più di una poltrona vuota.
Eppure è un peccato, perché la Passione secondo Giovanni è una pagina tra le più suggestive della musica di Johann Sebastian Bach. E l'orchestra e il coro del Teatro Lirico di Cagliari, diretti da Marco Faelli, propongono un'interpretazione sensibile di questo monumento sonoro intenso e ricco di pathos. Musica che Faelli mostra di sentire nel profondo, proponendone una lettura attenta. Studia una disposizione dell'orchestra funzionale al suo punto di vista. Chiama di volta in volta al suo fianco ora gli strumenti ora le voci solisti.
Arie, recitativi, cori e corali assumono un ruolo drammaturgicamente importante in questa sacra rappresentazione, che riprende l'antica tradizione di “figurare” il Vangelo durante i riti della Settimana Santa. Dal testo evangelico vengono isolati alcuni episodi-chiave dove il coro di Cagliari esalta il fitto intreccio contrappuntistico e nel rincorrersi delle voci crea pathos potente e coinvolgente.
Immagini sonore potenti come quelle che descrivono le guardie che si giocano ai dadi la veste del Cristo. La religiosità di Bach trionfa in tutte le sue sfaccettature, percorsa da accenti tragici e spiritualità.
Marco Faelli, preparatore stabile del coro cagliaritano, nel dirigerlo ha l'intesa che viene dal lavoro costante nel tempo. Sceglie di proporre una lettura che valorizza tipici elementi barocchi, riportando in orchestra la viola da gamba e il liuto. Propone un'interpretazione rispettosa delle peculiarità dei solisti. Le arie originarie per voci bianche vengono affidate al soprano e al contraltista. Con Gianluca Belfiori Doro, a ricreare l'atmosfera di un periodo che amava le note acute ma non ammetteva in chiesa cantori donne. Primeggia la voce dell'Evangelista, Sune Hjerrild, tenore potente e limpido: le sue doti migliori spiccano nelle arie a cui dà note pulite e intonazione sicura. Inquadrati nella narrazione del tenore si alternano i versi di Gesù-Klaus Kuttler, Pilato-Patrick Ruyters, Pietro-Alessandro Senes e un servo-Moreno Patteri. Un intarsio di voci affiancate alla polifonia del coro di popolo, soldati, sacerdoti, servi, farisei.
Interventi contrappuntistici con fugati intensi, dove il coro di Cagliari mette impegno e dà il meglio, così come nei corali con i toni austeri della religiosità luterana. Nel procedere del dramma, l'aria del soprano “Zerfließe, mein Herze” impone la voce bella e modulata di Elisabetta Scano a fianco a flauto e oboe a intrecciare una filigrana di linee melodiche dalla tipica sonorità barocca e tratti cameristici. Momenti di alta musicalità prima dell'invocazione del corale finale.
Greca Piras