A Cagliari sul libro di Cometto e Piol “Tech & the city” dibattito con Soru, Zedda, Mannoni, investitori e giovani imprenditori
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di Giulia Clarkson
CAGLIARI. Cervelli, finanziatori, disponibilità al rischio, spirito comunitario di chi ha avuto dalla generazione precedente e vuole ricambiare con i più giovani, un'amministrazione facilitatrice. Gli ingredienti sono quelli di una ricetta di successo. Il piatto in tavola è l'industria del futuro, quella ad alto contenuto tecnologico, partita (ormai oltre 60 anni fa) dalla California della Silicon Valley, culla di Apple e Google e oggi soppiantata, per alcuni interessanti aspetti, dalla città di New York. Già ribattezzata la Tech City, per via del nuovo trend che migra verso la costa est, New York ha puntato sulla digitalizzazione delle sue industrie storiche, ha innestato l'alta tecnologia nel suo crogiuolo naturale creando opportunità e humus utile a dar vita a centinaia di nuove aziende. Start up giovani ed innovative attratte da tutto il mondo, in cui le varietà culturali, mediatiche ed economiche che di quella città sono state sempre i semi, si sono sapientemente e lucrativamente miscelate con la tecnologia informatica.
C'è una nuova effervescenza, un entusiasmo inedito nell’intrapresa ad alto contenuto tecnologico che fa gemmare il nuovo sogno americano, forse – ci si spera – passibile di esportazione. Significativo che sia tutto avvenuto dopo la crisi del 2008 causata dallo scandalo dei Lehman Bros: un colpo durissimo inferto alla città, che l'ha portata ad una svolta grazie all'intuizione del sindaco Michael Bloomberg, grande facilitatore dei processi di innovazione tecnologica e grande supporter della loro valorizzazione. La giornalista Maria Teresa Cometto e Alessandro Piol, il cui lavoro è investire nel settore tecnologico, entrambi residenti nella Grande Mela, ne hanno costruito una gustosa e precisa narrazione nel libro, appena pubblicato da Guerini & Associati, "Tech and the City", presentato sabato al Mem di Cagliari davanti a una sala affollatissima di giovani in cerca di parole positive, di spiragli di possibilità. Coordinati da Luca De Biase, oltre agli autori sono intervenuti Franco Mannoni, Renato Soru, Roberto Mazzei, Mario Mariani e il sindaco Massimo Zedda.
«In questo momento le giovani aziende newyorkesi sono pronte a mille nuove assunzioni. L'industria tecnologica muove nuove esperienze, acquista un ruolo fondamentale nell'economia. Ci interessa portare questo dibattito in Italia, stimolare i nostri giovani con l'esempio di quel che accade nei vivaci quartieri di New York», dice Maria Teresa Cometto, che nel libro racconta cinquanta storie di successo e fornisce una guida agli appassionati dell'impresa digitale (è on line il blog: tech-and-the-city.com). Nel suo piccolo, nell'Italia del 2.0, Cagliari vanta un posto da top ten. Nessuno si illude che il capoluogo sardo sia paragonabile a New York, ma il Sardegna distrICT è comunque un interessante ambiente innovativo, grazie all'intuizione dell'allora assessore regionale Franco Mannoni, che puntò verso l'industria della conoscenza dando vita a un Crs4 firmato Carlo Rubbia e a Sardegna Ricerche, in collegamento con l'Università e il settore produttivo. Non tutto ha marciato a regime, eppure l'esperienza di Video on Line prima e di Tiscali poi trovano lì la loro origine.
Semi che hanno lasciato il segno se, come dice Renato Soru, «in Sardegna c'è un industria della tecnologia e dell'innovazione attorno alla quale ruotano 5.500 persone, un'industria che non licenzia ma continua ad assumere». Soru cita poi il caso della israelo-italiana Telit, oggi in Sardegna, azienda leader nella tecnologia wireless machine-to-machine, nata da un precedente fallimento e che oggi somma settanta scrivanie per altrettanti ingegneri. E annuncia, Soru, l'avvio dell'Open Campus di Tiscali, a partire dalla prossima settimana: un incubatore per giovani imprese in cui chi abbia un'idea può trovare accoglienza e concretezza, entrare in start up già avviate e costruire la propria esperienza, perché «il mondo, come il lavoro, non è finito – dice ancora Soru – ma è da creare e non dobbiamo attendere nessuno che venga ad offrircelo da fuori».
Certo c'è un passaggio culturale da compiere, ed ha a che fare con l'assunzione del rischio e con la negatività che tuttora circonda l'idea di fallimento. Su questo si sofferma Roberto Mazzei, che insegna all'università di Sassari e che con la Principia SGR, di cui è l'AD, gestisce un fondo di oltre sessanta milioni di euro per investimenti digitali nel Sud (circa 20 milioni sono investiti in Sardegna, in nove aziende a Cagliari e una a Sassari). «La parola fallimento è da bandire: le visioni da cui nascono le imprese sono da verificare sul mercato. Se non funzionano, avranno comunque generato esperienza e conoscenza».
Svela un nuovo progetto, di cui parlerà più specificamente il mese prossimo, anche il fondatore di The Net Value, forte della lunga esperienza in Tiscali, Mario Mariani. Si chiamerà Cagliari Start up ed offrirà, attraverso una stretta sinergia tra soggetti pubblici e privati, un approccio facilitante la generazione di imprese innovative. «Cagliari e il suo territorio dimostrano di essere molto fertili, serve aiutare le imprese a crescere» e a tal fine Mariani ha costituito un fondo di Venture Capital con Massimo Magrini di Google.
La sfida è raccolta dal sindaco Massimo Zedda, che ricorda come i nuovi bandi “de minimis” si indirizzano in particolare verso l'innovazione tecnologica e che ben nove milioni sono stati investiti in incubatori di imprese culturali, legate al Teatro lirico e al Parco della musica. Bloomberg ha dato il buon esempio.