Comune
VIA EMILIA
Oggi l’assemblea cittadina esamina il dopo voto, ma l’attenzione è tutta sui rapporti con il sindaco
Oggi è il grande giorno del Pd, si riunisce la direzione cittadina. AAl primo punto l’analisi del voto delle Politiche, ma inevitabile sarà il giudizio sull ’operato di Massimo Zedda. La data non è stata scelta a caso, oggi non ci sono lavori in Comune, Regione e al Parlamento, e tutti i democratici possono raggiungere via Emilia. Il più nutrito gruppo in Consiglio comunale è in subbuglio. Per meglio rappresentare le anime del partito al capogruppo Davide Carta è stato affiancato il presidente della commissione Politiche sociali Fabrizio Rodin. Nel Pd c’è chi ha già avviato trattative col sindaco, chi vuole il rimpasto e chi aspetta il giorno del giudizio: tutti ora sono rappresentati dal ticket Carta-Rodin che deve chiedere al sindaco di dare inizio a quella che chiamano la “fase due”. Tanti gli assessori finiti nel mirino del partito di maggioranza relativa, nella lista dei buoni e cattivi sono pochi quelli che escono indenni. Il sindaco sta riuscendo in un’impresa storica, quella di rendere unito il Partito democratico, che è un ossimoro. Fin dal suo insediamento Massimo Zedda gode del sostegno in Aula del Pd, che più volte si è però lamentato per lo scarso coinvolgimento nella stanza dei bottoni. Sono i voti democratici a tenere in piedi la maggioranza, ma è anche vero che senza Massimo Zedda il par- tito di Bersani non avrebbe mai raggiunto la maggioranza in Consiglio. La candidatura dell’allora consigliere regionale di Sel alle Primarie aveva fatto saltare il tradizionale schema cittadino col centrosinistra che si presenta col candidato perdente. Con l’uscita di scena di Cabras e l’esplosione di Zedda è arrivata la rivoluzione in Comune accompagnata dal coro “Emilio dacci le chiavi ”. Ma secondo gli esponenti di via Emilia il primo cittadino quel mazzo lo tiene troppo stretto in mano e non ha mai fatto copie delle chiavi. Sulle scelte dell’amministrazione Zedda in Consiglio è emerso spesso il malumore di chi si è dovuto limitare a votare a favore, senza collaborare nel prendere le decisioni. Una visione che unisce le varie anime della squadra comunale del Pd, composta per la maggior parte da esordienti. Ora il rodaggio è stato fatto e tra chi chiede l’azze - ramento della Giunta o il rimpasto, si è arrivati alla mediazione che sarà sancita nell’assemblea di oggi: il sindaco faccia qualcosa, ora tocca a lui. Perché le ambizioni di poltrone sono placate dal rischio che comporta un rimpasto: se Zedda lascia qualche assessorato al Pd e i problemi non si risolvono, la mossa diventa un boomerang. Per questo l’orientamento è quello di rivolgersi a lui, non chiedendo un formale rimpasto, ma una maggiore collaborazione sui metodi e sui contenuti del programma di governo. Perché in ballo non ci sono solo il futuro e il presente della città, ma anche le imminenti elezioni regionali e le prossime amminstrative.
Marcello Zasso