GUP. Fu solo un banale errore
Il Gup Alessandro Castello ha accolto la tesi della difesa: fu solo un errore non voluto. Manca il dolo, insomma: «il fatto non costituisce reato». Si è concluso con una doppia assoluzione, ieri mattina, il processo in abbreviato a carico dell'allora responsabile del servizio Patrimonio ed espropriazioni del Comune Mario Chillotti, 63 anni, e della funzionaria Stefania Dore, 45 (ora trasferita al servizio Tributi).
La vicenda risale al gennaio 2010 quando il Comune pubblicò un bando di gara per l'assegnazione in affitto di un locale commerciale in via Is Mirrionis. Per poter partecipare non si dovevano però avere contenziosi in corso con l'amministrazione. Fecero domanda tre commercianti. Il primo, Rita Bistrussu, che offrì un canone mensile più alto degli altri, fu subito escluso in quanto risultò che avesse un debito mai saldato proprio col servizio Patrimonio.
A quel punto il locale fu assegnato al secondo in graduatoria, Giulio Errante, che dall'istruttoria svolta dall'ufficio era invece risultato in regola. Il commerciante escluso però fece ricorso sostenendo che anche il vincitore della selezione fosse nella sua stessa situazione e adombrando pure sospetti su presunti favoritismi. E su questo presupposto presentò un esposto alla Procura della Repubblica. Gli accertamenti della polizia giudiziaria, coordinati dal pm Marco Cocco, confermarono l'esistenza di debiti relativi ad alcune multe anche in capo al vincitore.
Così nel mirino della magistratura inquirente finirono il dirigente e il funzionario che - secondo la contestazione - ne avevano falsamente attestato la posizione regolare. Fu invece esclusa dagli stessi inquirenti l'esistenza di un accordo illegale per far vincere la gara a Errante, che avrebbe fatto scattare anche l'imputazione di abuso d'ufficio.
Alla scorsa udienza il pm Maria Grazia Genoese aveva chiesto la condanna dei due funzionari a un anno di reclusione, mentre i legali della difesa, gli avvocati Salvatore Pennisi, Daniela Caddeo e Francesco Angioni, avevano replicato sostenendo la tesi di un mero errore materiale e, dunque, la totale assenza dell'elemento soggettivo del dolo. Tesi che il giudice Castello ha accolto integralmente, scagionando Chillotti e Dore dall'accusa. ( m. le. )