Centro
shopping in centro è ormai una contraddizione in termini, perché in quel di Cagliari, i negozi, spariscono come i fantasmi e tutto ciò che resta basta a definire la parte storica della città come “la più desertificata” d’Italia. Non crepe sul terreno, ma crepe e basta nelle attività dei commercianti che per il 31%, nel primo bimestre 2013, secondo i dati Confesercenti, sono andati via. Perché nessuno osa più risollevare una serranda. Finora si è registrato il 50% in meno di aperture (dato nazionale), le perdite per i commercianti cagliaritani costretti a ritirare le tende oscillano tra i 22 e i 44 mila euro, e non sfiori il pensiero che nelle periferie vada meglio, anche perché a faticare di più sono gli spazi legati a piccole e medie superfici, i piccoli negozi. Insomma, sopravvivono le catene, tutto il resto, continuando questa assurda tendenza, potrebbe sparire entro dicembre e allora Cagliari si ritroverebbe svuotata e grigia come le serrande abbassate. «Siamo in un momento gravissimo, dobbiamo fare qualcosa perché i commericanti non ce la fanno più - ha dichiarato Marco Sulis, presidente regionale della Confesercenti - Ci sono sedici serrande chiuse in via Garibaldi, sei in via Manno, nel Largo Carlo Felice qualche altro, e potrei continuare ancora per ore, ad elencare attività chiuse e inisieme imposte da pagare». E poiché si parla sono del primo bimestre 2013, la discesa si prospetta un tragitto senza possibilità di ritorno almeno per l’anno in corso che per ora a Cagliari mette una “x” sopra un negozio su tre. «Impediamo alla gente di lavorare, il fatto che in soli tre mesi il 31% dei negozi abbia chiuso significa che siamo tirando i remi in barca». Altro che shopping, coi negozi chiusi si alimenta la disoccupazione e a catena si entra nel circuito del nulla. «Gli edifici sfitti comportano un grave danno anche per lo Stato: sono andati in fumo 25 miliardi di canoni d’a ffitto e 6,2 miliardi di gettito fiscale in tutta Italia, più dell’Imu per la prima casa, che è di circa 4 miliardi di euro». E se la percentuale di negozi rimasti senza affittuario varia di città in città, Cagliari regna, seguita da Rovigo (29%), Catania (27%) e Palermo (26%). Invertire la marcia? «Indispensabile e urgente agire su due livelli - continua Sulis - come diminuzione degli aggravi fiscali e favorire il rilancio dei consumi e del mercato interno, e intervenire sui problemi particolari del settore». L’appello del presidente Confesercenti va dritto in Regione. «Il presidente Cappellacci davvero inizi con lo sfondare il Patto di Stabilità come dice, la nostra economia ha bisogno di essere smossa sennò tutto muore». Per ora resta l’inquietudine nel vedere scorrere cifre che non basta più definire solo preoccupanti. «Siamo molto arrabbiati - chiude il presidente regionale Confesercenti - solo la politica può aiutarci a far arrivare al capolinea questo processo distruttivo che per i commercianti è iniziato vent’anni fa». Vi.Sa.
AFFITTI TROPPO ALTI FINO A 12MILA EURO
Nel centro di Cagliari gli affitti mensili vanno dai 1500 ai 12mila euro. Resistono solo le catene commerciali nazionali e internazionali. Alle serrande abbassate e ai cartelli “affittasi ” si aggiunge il problema di un pavimentazione da rifare e pochissime attrattive per quella che un tempo era la zona brillante dello shopping, tra via Manno, via Garibaldi, via Iglesias in via Alghero. I saldi invernali sono stati una catastrofe, le vendite crollate prima di gennaio sono state protagoniste anche dei due mesi coi prezzi a ribasso. Poche buste in giro, quelle presenti mezzo vuote. Gli affittuari chiedono anche il restyling della pavimentazione al Comune. E da palazzo Bacaredda, lo scorso dicembre, è partita una richiesta alla Regione, per un finanziamento di 1 milione e 300mila euro. Solo per via Manno è previsto il granito. Si attendono risposte, ma anche se fosse un pavimento d’oro zecchino qualcuno dovrebbe passarci, e stando alla morte del commercio a cui si assiste Cagliari, serve un miracolo.