Come funzionano le 33 comunità locali che accolgono minori sottratti agli affetti
Bressanello: lavoriamo per rieducare ragazzi e genitori
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Una vita in giacca e cravatta a parlar di strategie di marketing e piani di sviluppo, e una carriera da manager di successo in continua crescita. Laurea in scienze politiche, dopo i primi passi nella finanza si fa strada nel mondo di Internet, e diventa in fretta un pezzo da novanta nel nuovo mondo delle comunicazioni online. Ugo Bressanello ha un curriculum da fare invidia, nei primi anni Duemila conquista quello che ogni uomo potrebbe desiderare: soldi, potere, successo. Ma a 38 anni, rinuncia a tutto. E con un colpo di spugna inizia una nuova vita. «Non mi bastava piu quello che avevo, non era la mia strada». È il 2005, un'esperienza personale lo avvicina a una realtà prima sconosciuta: quella dei tribunali per minori, quella dei bambini in difficoltà. Inizia da qui la sua seconda vita, dove il conto in banca non c'entra più niente con la felicità. I soldi risparmiati diventano la chiave per regalare una vita migliore ai figli delle famiglie più devastate.
NASCE DOMUS DEL LUNA Nasce Domus de Luna, una delle 84 strutture dell'Isola che accolgono e si occupano di minori e mamme con bambini, 33 a Cagliari. L'associazione è riconosciuta dalla presidenza della Regione e dal ministero dell'Interno, per assistere e curare bambini, ragazzi e mamme in grave difficoltà. E Bressanello è fondatore e presidente. Crea la “Casa delle stelle”, poi arrivano Casa Cometa e Casa Sole. La struttura è sempre la stessa, nella periferia di Quartu, al centro di un grande giardino con la capretta Zaccaria all'ingresso. All'esterno sembra un edificio come tanti, in realtà tra quelle mura ci sono storie tristissime di infanzie bruciate, passati dolorosi di abusi, e maltrattamenti. E la voglia repressa di sputar fuori tutta la rabbia spesso accumulata per anni.
LA VITA IN COMUNITÀ Due piani, di non troppi metri quadri l'uno. Al primo c'é il salone, l'area relax con divani, tv, e un tavolo. La dispensa, la zona lavanderia e la cucina. Sul frigo, appeso con lo scotch, un foglio bianco con i turni per le faccende domestiche, come capita in tante altre famiglie normali. Facendo due rampe di scale si arriva alla zona notte, sei stanze, in alcune ci sono i letti a ponte, in altre due lettini singoli e una culla. La mattina la sveglia non suona per tutti alla stessa ora, dipende dall'istituto che i ragazzi frequentano. Al rientro si pranza tutti insieme. Qualche minuto di relax, poi i compiti, lo sport e altre attività sino all'ora di cena. Alle 22 e trenta tutti a letto. È questa la vita all'interno della comunità, i ragazzi presi per mano dagli operatori imparano a riacquistare fiducia in se stessi e nel futuro.
MAMME E RAGAZZI Dal 2005 a oggi Domus de Luna ha accolto e assistito 46 bambini sino ai 12 anni, 16 adolescenti dai 12 ai 18 e 14 mamme. Perché si entra in comunità? «Si tende a pensare che si tratti di minori allontanati da famiglie povere, non è così», spiega Bressanello. «Sono vittime di abusi, maltrattamenti, violenze fisiche o psicologiche e di gravi incurie». Dietro c'è sempre la richiesta dei Servizi sociali e un decreto del Tribunale dei minori che dispone l'allontanamento dalla famiglia di origine.
DUE ANNI IN PURGATORIO Il tempo di permanenza nella struttura è variabile: «Teoricamente si resta massimo due anni, la comunità è un passaggio che fa parte della logica dell'affidamento. Il minore segue un percorso educativo, nel frattempo si fa un lavoro sulla famiglia. Trascorsi i due anni si valuta se il ragazzo possa rientrare in famiglia o quali altre decisioni prendere».
OLTRE MILLE FUORI FAMIGLIA Sono oltre 1100 i minori fuori famiglia in tutta l'Isola, «un numero approssimativo perché ancora non esiste un'anagrafe telematica», racconta Bressanello. Il sistema normativo attuale attribuisce la competenza dei Servizi sociali ai Comuni. In Sardegna sono 377, «con fondi dedicati ai minori fuori dalla famiglia spesso insufficienti». Bressanello mette a tacere le voci che parlano di business d'affari dietro questa triste realtà. «La retta media giornaliera per bambino è di 80-120 euro. Riesce a coprire solo il 50-60 per cento delle spese che la comunità sostiene per garantirgli assistenza, cura completa, supporto psicoterapeutico e legale».
Sara Marci