TRIBUNALE. Il pm ha chiesto la condanna di quattro dei sei imputati
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Slitta al 24 aprile la sentenza del processo per i presunti abusi sul colle cagliaritano di Tuvixeddu, la più estesa necropoli punica del Mediterraneo. Concluse ieri le arringhe dei difensori, l'udienza è stata aggiornata per le repliche.
Nella sua requisitoria del 27 febbraio il pm Daniele Caria aveva chiesto la condanna di quattro dei sei imputati, sollecitando due anni di reclusione per l'ex soprintendente dei Beni archeologici Vincenzo Santoni e un anno e sei mesi per l'archeologa Donatella Salvi. Stessa pena chiesta per il dirigente comunale Paolo Zoccheddu, un anno invece per il funzionario Giancarlo Manis. Il magistrato inquirente aveva infine sollecitato l'assoluzione del costruttore Raimondo Cocco e del direttore dei lavori Fabio Angius. Al centro dell'indagine la realizzazione delle fioriere all'interno del parco e i presunti illeciti legati al voto della commissione Paesaggio col quale fu respinta l'estensione del vincolo archeologico, nonché l'autorizzazione a costruire un palazzo.
Santoni è accusato di aver attestato il falso in commissione sostenendo che alcune tombe rinvenute dopo il vincolo imposto nel 1997 si trovassero all'interno dell'area già protetta. In quella stessa seduta, inoltre, non si era astenuto nonostante la figlia Valeria lavorasse come progettista per conto della Nuova Iniziative Coimpresa, società del gruppo Cualbu che stava realizzando l'intervento a Tuvixeddu. Accuse a cui ieri ha replicato l'avvocato Pierluigi Concas, che tutela Santoni. «Le tombe nuove? Tutti i sovrintendenti che abbiamo sentito e persino il professor Zucca, componente della commissione, hanno dichiarato che non erano emersi rinvenimenti e che perciò l'estensione del vincolo archeologico non era giustificata».