Il governatore risponde alle critiche e annuncia nuove iniziative forti sul patto di stabilità
Cappellacci: «Pronti a ricorrere in ogni sede per ottenerla»
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Sarà guerra con l'Ue, se non concede la zona franca: a costo di percorrere la strada dei ricorsi giudiziari. Ugo Cappellacci rilancia e ribatte a chi, come Francesca Barracciu del Pd, critica le sue mosse sul tema: «È una battaglia di alto valore - dice il governatore - e fondamentale per l'Isola».
A che punto è la procedura?
«Abbiamo chiesto all'Ue la modifica del codice doganale, siamo in attesa di risposta. Ho sollecitato Monti ad attivarsi per la nostra istanza, e chiesto a Antonio Tajani, vicepresidente della commissione Ue, di aiutarci a incontrare il commissario alla fiscalità, Algirdas Semeta».
Perché l'Europa dovrebbe darci ragione?
«La fonte della nostra richiesta è lo Statuto speciale sardo, che ha rango costituzionale e precede la nascita della Comunità europea. Abbiamo comunicato l'attivazione della zona franca in base a quella norma».
Avete consultato esperti esterni all'amministrazione?
«No, il tema è stato ben verificato dai nostri uffici legali. La battaglia è per compensare gli svantaggi dell'insularità: la zona franca consentirebbe alle imprese sarde di competere davvero. Chiediamo di essere considerati territorio extradoganale, esente da dazi, accise, Iva: attireremmo così anche altri investimenti dall'esterno, creando reddito e lavoro».
E i vantaggi per i consumatori, su carburanti e beni vari?
«Se otterremo il risultato della zona franca integrale, come noi chiediamo, ci saranno anche quelli, benché non su tutti i beni di consumo. Come a Livigno e a Campione d'Italia».
Lei parla di zona franca integrale e richiama lo Statuto speciale, che però ipotizza “punti franchi”. Una contraddizione?
«No, riteniamo che ciò che noi chiediamo sia perfettamente assimilabile con la finalità dell'articolo 12 dello Statuto, la compensazione dell'insularità».
Monti a Cagliari, in campagna elettorale, non è sembrato ottimista sulla zona franca.
«La sua impostazione non ci piace. Perciò mi rivolgo all'Europa. E chiedo a chiunque abbia responsabilità di collaborare per una battaglia storica».
I comitati spontanei la accusano di non fare abbastanza.
«Tutto quello che si poteva fare è stato fatto. Attenti a non fare solo chiasso e confusione».
Non avete creato aspettative eccessive? Testate nazionali hanno scritto che nell'Isola dal 24 giugno non si pagherà l'Iva...
«Non è così, mai detto niente di simile: l'ho spiegato a chi ha creduto a versioni non ufficiali».
La data del 24 giugno è quella dell'entrata in vigore del codice doganale europeo. Se la battaglia non si vince entro quel giorno, è persa per sempre?
«No. Noi chiediamo che, prima di allora, l'Ue modifichi il codice inserendo la Sardegna tra i territori extradoganali. Diversamente, siamo pronti a seguire altre vie e a ricorrere in tutte le sedi giurisdizionali».
L'europarlamentare Barracciu dice che i tempi per emendare il codice sono scaduti.
«Vale per l'Europarlamento. Ma non riteniamo scaduti i tempi per un intervento della Commissione europea, che corregga nel codice l'errore materiale dell'esclusione della Sardegna».
Sono extradoganali isole piccolissime, o la Groenlandia ma con gli stessi abitanti dell'Ogliastra. Non aree con un milione e mezzo di anime.
«Pensiamo comunque che ci siano le ragioni per compensare gli svantaggi di un'isola per altro molto lontana dal continente».
Altra obiezione diffusa: i nove decimi dell'Iva vanno alla Regione, eliminandola non potremmo finanziare la sanità.
«Falso problema. Con la zona franca crescerebbe il Pil della Sardegna, maggiori compartecipazioni di altri tributi compenserebbero il calo dell'Iva».
È d'accordo con chi dice che, per gestire il tutto, servirebbe l'Agenzia sarda delle entrate?
«Tanto d'accordo che sarà tra i punti del rilancio programmatico che proporrò alla Giunta».
Allora perché il primo atto di questa legislatura fu l'abolizione dell'Agenzia voluta da Soru?
«Era un'impostazione diversa. Quella serviva a riscuotere le tasse sul lusso, noi vogliamo che la Regione gestisca le sue entrate e si sostituisca a Equitalia».
Ma perché solo a un anno dalla fine della legislatura? È partita la campagna elettorale?
«Forse era meglio farlo ieri che oggi; di sicuro è meglio oggi che domani. Puntavamo sul rapporto leale con lo Stato su vertenza entrate e federalismo fiscale, che prevedeva il riequilibrio dell'insularità. Ma il governo non è stato leale e abbiamo dovuto studiare altre strade».
Novità sulla trattativa per rivedere il patto di stabilità?
«Annuncerò iniziative forti nel programma di fine legislatura: è quello il cancro del sistema, il vero tappo dello sviluppo».
Giuseppe Meloni