Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

Un premio per Rossella «È per tutte le donne Saharawi»

Fonte: Sardegna Quotidiano
11 marzo 2013

Comune

 

LA COOPERANTE

Nove mesi da ostaggio, poi la liberazione in Mali: è lei la “Donna Sarda 2013”. «Non so quando riparto, ora resto con la mia famiglia. I fantasmi ci sono e sono cambiata» nComune di Cagliari, ascensore. Una signora col cappello e una sciarpa pelosa chiede: «Chi è Rossella? ». «Rossella libera», le risponde l'amica. Continuano ancora un po’ senza arrivare al dunque, fino all’aula consiliare affollata, di persone e fiori colorati. Ed ecco Rossella Urru, vestita di nero e verde, sul collo una collana colorata, grossa, che rallegra gli occhi all’ingiù e i capelli neri lunghissimi lì ad abbracciarla protettivi. Ora, davvero libera? Sospira, dare una risposta di questo tipo è evidentemente impossibile. Ricordare non le piace. Non vuole ripercorrere quei nove mesi da ostaggio in Algeria, nel deserto, dove a regnare era l’assenza. Otto mesi dopo porta nella sua Samugheo il premio “Donna sarda 2013”. Sulla targa compare, tra le altre cose, la parola “coraggio”. «Il coraggio di mia mamma, ma anche di mia zia e di tutte le donne che mi hanno resa così forte e mi sono state vicino», dice Rossella Urru. La dedica del premio è tutta loro, ma anche delle donne del Saharawi, «protagoniste dell’autoderminazione dei popoli». Ma i fantasmi sono andati via? «Ci convivo coi fantasmi, esistono, certo ho fatto tanti progressi ma non posso non fare i conti col mio passato. Il mondo attorno a me è cambiato, come sono cambiata anche io».

Tutta la sua vita a servizio della popolazione del Saharawi, fino all’attività di cooperante nel campo profughi di Rabuni. Attività che si ferma qua? Ho sempre voluto fare questo, considero ciò che è successo solamente un incidente di percorso. Passerà, come passano tutte le cose brutte della vita, ma non farò crollare le mie convinzioni. Ho iniziato l’att ività di volontaria in quel luoghi perché ho motivazioni forti dentro, e continuerò a difendere il mio lavoro, perché per me è un lavoro. Quella della cooperazione è un’at - tività nata come maschile, ma nel corso degli anni è diventata tipicamente rosa. Siamo in tante oggi, serve tanta umanità e l’umanità è un tratto tipico femminile. Ora quali sono i progetti? Per adesso resto qui in Sardegna, ho bisogno di riprendermi, rigenerarmi, di stare a Samugheo con la mia famiglia. Il resto si vedrà tra un po’. Nostalgia del campo profughi? Moltissima. Mi manca tutto. Scorrono le immagini dei luoghi che ha lasciato dopo il rapimento. Tornerà tra le donne del Saharawi? Ci tornerò. Quando? Non lo so. Solo dei perché parlerebbe all’i nfinito. Questa popolazione è sorprendente perché nonostante abbia una tradizione musulmana antichissima spazza via i pregiudizi secondo cui le donne siano trattate come esseri inferiori e ci sia un radicato maschilismo. C’è un detto tra questo popolo, ovvero che “le donne stanno sopra il turbante”. Il che non è indice di superiorità, ma significa piuttosto che riusciamo ad arrivare dove gli uomini non possono. E io ne sono convinta. Lì sono proprio le donne che hanno messo su le “prove ” di stato, quello che non hanno più dopo essere stati cacciati dal Marocco. Loro si rimboccano le maniche, dentro le tende e nella politica. Rossella Urru donna sarda dell’anno? Ho visto la lista delle 27 donne sarde che mi hanno preceduto, sento di avere una grande responsabilità. Ma ad essere speciali sono tutte le donne di Samugheo, non solo conosciute per la loro tradizione nella tessitura, ma per la la loro forza. Io sono solo una delle tante. Virginia Saba

ZEDDA «LE DONNE SONO ESSERI SUPERIORI»

Il premio “Donna sarda 2013” è stato assegnato a Rossella Urru dal club delle Lioness. A consegnarlo il sindaco Massimo Zedda. In prima fila i genitori della cooperante rapita in Africa, il parroco di Samugheo ma anche tante donne. Dall’avvocato Giovanna Crespellani, tra le prime donne della facoltà di giurisprudenza di Cagliari ad Alessandra Zedda assessore regionale all’in - dustria. «Poco fa il professor Gessa mi ha raccontato una storia bellissima la cui morale è che scientificamente le donne siano superiori agli uomini», ha dichiarato il sindaco. L’applauso della sala non si è fatto attendere. «Gli uomini se ne facciano una ragione». Poi per Rossella Urru seduta accanto a lui una frase di Sergio Atzeni: «Come si guarda se stessi allo specchio, così, con la stessa attenzione, si abbia cura del mondo».