Dopo le contestazioni di due mesi fa, sì del Ministero alla Crivellenti
Zedda: «Smentite le bugie sul mio operato»
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«A proposito delle menzogne sul mio operato al Teatro Lirico, per puro ripristino della verità sulla vicenda mi limito a pubblicare una nota ricevuta questa mattina dal Ministero competente». Lo scrive Massimo Zedda nel suo profilo Facebook e la nota è quella in cui il direttore generale del dipartimento per gli spettacoli del ministero dei Beni e le attività culturali, Salvatore Nastasi, ha ratificato la nomina del sovrintendente Marcella Crivellenti. Nomina che due mesi fa lo stesso Nastasi aveva definito non formalmente valida in assenza di alcuni atti e delle firme di tutti i componenti del consiglio sui verbali. Evidentemente i documenti poi inviati dalla Fondazione sono stati ritenuti soddisfacenti.
IL VIA LIBERA Secondo il Ministero, l'approvazione del verbale della seduta di nomina della sovrintendente dello scorso 20 dicembre è conforme alle disposizioni dello Statuto, come ha confermato l'ufficio legislativo del Ministero, chiamato da Nastasi a dare il suo parere. Non solo, la nomina della Crivellenti sarebbe anche in linea «con i principi in materia sia sotto l'aspetto del raggiungimento del quorum strutturale e deliberativo anche per quanto attiene i nominativi dei consiglieri che hanno approvato il verbale della riunione consiliare dell'1 ottobre». Insomma, secondo il Mibac, il numero legale c'era a prescindere dall'abbandono della seduta di quattro consiglieri su sette.
L'INCHIESTA PENALE Che effetti avrà la ratifica della nomina sulle proteste dei sindacati e sull'inchiesta penale che vede indagato per abuso d'ufficio il sindaco-presidente della Fondazione? È sufficiente il sì dell'organo vigilante alla nomina del sovrintendente per mettere una pietra sopra le presunte irregolarità denunciate da alcuni consiglieri di amministrazione. Non ultimo Gualtiero Cualbu che nei giorni scorsi, in una lettera, aveva denunciato che i verbali delle sedute dell'1 e del 15 ottobre non potessero essere messi in votazione da un consiglio diverso da quello che li aveva presi in esame. «Non per altro», aveva scritto il rappresentante della Regione nel Cda, «il Ministero chiede l'approvazione dei verbali da parte di chi partecipò a quei consigli». Aveva inoltre ribadito che la maggioranza assoluta dei componenti con diritto di voto era di quattro e non di tre.
Evidentemente la documentazione inviata dalla presidenza della Fondazione ha fatto cambiare idea al direttore generale del Ministero, peraltro sentito dal pubblico ministero Giangiacomo Pilia il 25 febbraio scorso.
Fabio Manca