Urbanistica
COMUNE Ci vuole almeno un anno per una variante non essenziale, la protesta delle imprese in un’interrogazione
I tempi sono da elefanti, anche solo se si parla di “varianti non sostanziali ”. Semplificando: aggiungere un mattone equivale a costruire una reggia, per la burocrazia cagliaritana. Che così contribuisce a complicare la vita all’edilizia, tra i settori più in crisi della regione (nell’ultimo anno c’è stato un incremento del 55 per cento di fallimenti in tutta l’Isola). I tempi si dilatano, le imprese aspettano, regna l’immobilismo. Il problema è stato sollevato dall’interroga - zione all’assessore all’Urbanistica Paolo Frau, dei consiglieri comunali Guido Portoghese, Claudio Cugusi, Giuseppe Andreozzi, Marisa Depau e Giorgio Cugusi. Hanno riportato che sono molte, troppe, le imprese che si lamentano dei tempi biblici che passano tra la proposta di una variante non essenziale nel progetto e la risposta da parte degli uffici del Comune. Circa sei mesi più sei. Sei per rispondere alle imprese e sei per l’approvazione eventuale. La Cooperativa Cento, si legge nel documento, aspetta dal 14 settembre 2012 che venga approvata la variante “tipologia unifamiliare a schiera” anziché la “tipologia bifamiliare”. Dopo quasi sei mesi la pratica risulta ferma e soprattutto la variante evidentemente considerata “essenziale ”. Eppure era prevista nelle norme di attuazione Urbanistica Tempi lunghi, l’edilizia soffre
COMUNE Ci vuole almeno un anno per una variante non essenziale, la protesta delle imprese in un’interrogazione del piano già approvate in Consiglio comunale e facenti parte della convenzione urbanistica. Quando le varianti interessano solo la tipologia abitativa, come in questo caso, e non incidono sul dimensionamento globale o perimetri o sull’indice di fabbricabilità sono da considerarsi non essenziali. Ecco perché tanta attesa risulta essere ingiustificata e insen sata quanto il doppio passaggio in Aula della pratica, il cui Piano Attuativo è già stato approvato dall’amministrazione. «C’è anche da dire che sono state considerate come non sostanziali varianti che comportavano non solo modifiche delle tipologie molto più evidenti, da villette a palazzine, ma anche più essenziali accorpamenti e spostamenti di volumetrie da un comparto all’altro», si legge nell’interrogazione. Secondo una recente sentenza della Cassazione una variazione si deve considerare essenziale se ad esempio cambia la destinazione d’uso, aumenta la cubatura o l’ampiezza del solaio, se cambiano le caratteristiche dell’intrevento edilizio. Oggi in Comune ci sono imprese che aspettano da più di dieci anni l’approvazione delle varianti. Forse per queste servono delle «procedure d’urgenza», consigliano i cinque consiglieri. Ma anche che vengano definiti una volta per tutte i parametri certi per le varianti non sostanziali, che emergano tutte le norme riguardo ad esse e che ci siano dei tempi certi di risposta per ogni pratica. Per il bene dell’edilizia sull’orlo del tracollo.
Virginia Saba