Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Prigionieri delle impalcature

Fonte: L'Unione Sarda
14 novembre 2008

San Michele. Problemi nell'appalto per la ristrutturazione delle palazzine comunali

Lavori a singhiozzo da due anni. «Ostaggi di topi e ladri»

L'assessore ai Lavori pubblici: «Problemi con l'impresa, revocheremo l'appalto».
Bonaria Rossi prova tutti i giorni ad affacciarsi alla finestra del suo appartamento al primo piano di una palazzina comunale in via Laghi Masuri. Ottantacinque anni, passa parte del suo tempo a osservare la gente, a vedere la vita che scorre nel quartiere dove ha cresciuto i suoi figli. Da sette mesi un'impalcatura e (da uno) un grande silo glielo impediscono. Lei si affaccia e non vede nulla. Tanto meno i muratori della società campana che due anni fa si è aggiudicata l'appalto da un milione e settecentomila euro per la manutenzione delle facciate dei palazzi del quadrilatero compreso tra via Abruzzi, piazza San Michele, via Bosco Cappuccio e via Podgora, 33 palazzi con 20 appartamenti ciascuno: 660 famiglie, più o meno 1500 persone. Ce ne sono quattro, di muratori, ma lavorano a cento metri di distanza, in un'altra palazzina. Nelle altre hanno sistemato le impalcature, in qualche caso hanno scostato i muri e poi arrivederci. «Forse per dare l'impressione di un cantiere operativo», racconta Giuseppe Atzeri, consigliere regionale sardista ma sanmichelino doc. Invece su alcune di quelle impalcature, da due anni, passano solo topi. Merdonas grandi come gatti o topi d'appartamento, che hanno gioco facile, soprattutto all'imbrunire.
«C'è chi non esce di casa perché ha paura di trovarsela occupata o che qualcuno rubi», riferisce Atzeri. Ostaggi delle impalcature.
È così dal 2006, da quando l'impresa napoletana G. Di Vieto srl si è aggiudicata l'appalto del Comune. «Hanno iniziato nel 2006 poi sono andati avanti a singhiozzo», denuncia Atzeri. Dicono che non si sia mai visto un direttore dei lavori né un geometra del Comune. Per verificare chi sono e se davvero non hanno vigilato dovrebbe essere sufficiente guardare il cartello di cantiere e leggere i dati che devono essere obbligatoriamente riportati: la data di inizio e fine lavori, il nome dell'impresa, del direttore dei lavori, del progettista eccetera. Niente di tutto questo. Eppure si tratta di un appalto del Comune, che dovrebbe vigilare più di altri sul rispetto delle norme.
Nei pochi palazzi dove i lavori sono terminati le impalcature sono state abbandonate nei cortili, assieme cumuli di mattoni, cemento e residui di calcinacci. Nelle facciate cavi e tubi corrugati penzolanti e inutili raccontano un'approssimazione imbarazzante. Non si gestiscono così i lavori pubblici.
A casa di Iolanda Campanella hanno montato l'impalcatura da mesi. Sembrava dovessero iniziare la ristrutturazione da un momento all'altro e lei, che vive con la sorella al primo piano, era contenta perché finalmente avrebbero cambiato i tubi che scorrono affianco alla sua finestra. Invece l'acqua fuoriesce copiosa, penetra in casa e le gonfia i muri permeando l'aria di odore di muffa. «Sono andata dieci volte al Comune: mi dicono sempre “veniamo a controllare”, ma non ho visto nessuno».
Giuseppe Melis ha trovato i topi, quelli veri, in bagno. Sono spuntati dallo scarico della doccia e quando la moglie è andata a lavarsi ha trovato la sorpresa. «È cardiopatica, ha rischiato l'infarto». Il pavimento si è imbarcato e l'umidità è una costante. «Al Comune mi dicono che non ci sono soldi».
Raffaele Lorrai, assessore ai Lavori pubblici pragmatico e sempre lontano dai riflettori, allarga le braccia ed è costretto ad ammettere per l'ennesima volta: «Abbiamo avuto grossi problemi con l'impresa. Gli faremo finire ciò che stanno facendo poi revocheremo i lavori e faremo un altro bando».
Significa che i tempi saranno lunghi. Forse, allora, sarebbe meglio eliminare le impalcature dai palazzi dove si lavora per qualche giorno, giusto per dimostrare di aver iniziato, e poi si scompare per mesi. Lasciando le persone in prigione. A casa loro.
FABIO MANCA

14/11/2008