Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Un coro: aprite Is Arenas

Fonte: L'Unione Sarda
7 marzo 2013



Mille in corteo per le vie della città con tutti i giocatori in testa:
la gente del Cagliari pretende una soluzione al problema stadio
Il significato è quello di una lotta tutti assieme, ma il clima è quello della festa. In piazza L'Unione Sarda si raduna il Cagliari, tutto il Cagliari. Quello in giacca blu con lo stemma e la cravatta, con il direttore generale Francesco Marroccu in testa; quello con la tuta ufficiale, che è molto numeroso, perché comprende i calciatori e li comprende tutti: dalle scuole calcio sparse in tutta la Sardegna, ai giovanissimi, sino alla prima squadra, presente al gran completo; quello con i corpetti catarifrangenti (gli steward dello stadio) o in borghese (gli impiegati, anche quelli dei Cagliari Point); quello che la maglia ce l'ha tatuata sulla pelle, gli ex giocatori; infine, quello che ha portato bandiere, sciarpe, maglie di ogni genere, il popolo rossoblù.
IN PIAZZA Il gruppo “Tifosi del Cagliari - Dateci uno stadio” ha centrato il bersaglio. La manifestazione popolare “Is Arenas is now”, nata per testimoniare la solidarietà umana a Massimo Cellino e per chiedere una rapida e positiva soluzione della vicenda-stadio, è riuscita, nonostante la convocazione alle 11, poco adatta a una larga partecipazione. Orario lavorativo, orario scolastico. Eppure, sono in tanti al raduno. La geometrica e pulitissima piazza è colma, ma gli steward non devono faticare più di tanto per mantenere l'ordine. C'è voglia di dimostrare calore e civiltà, sdegno e compostezza. La squadra arriva col pullman, da viale dei Giornalisti, si raduna nell'androne dell'Unione Sarda, poi esce tra due ali di tifosi e si posizione in testa al corteo.
IL TESTIMONIAL L'adesione dei giocatori e dei dirigenti ha entusiasmato i tifosi. È il segnale di una battaglia che si combatte tutti insieme. Una battaglia che ha trovato fiancheggiatori anche nella Penisola e grande merito va indubbiamente riconosciuto a Ivan Zazzaroni, giornalista bolognese, notissimo per il suo lavoro in televisione, alla radio, e sulla carta stampata (è stato anche direttore del Guerin Sportivo ). L'applauso dei tifosi, che lo hanno fortemente voluto ieri in Sardegna, lo certifica.
APRITE LE PORTE Il corteo si muove, preceduto da una jeep della protezione civile. In testa ci sono Nenè, Pinilla, Nainggolan, Avelar, Astori e gli altri calciatori. Reggono uno striscione di tre parole: «Aprite le porte!» Dietro questo, in una metaforica condivisione d'intenti, tutti i partecipanti. Seicento, settecento, forse di più; quasi duemila, ha esagerato qualcuno. Magari lungo strada sono diventati un migliaio, ma non serve soffermarsi sul balletto delle cifre, massima (secondo gli organizzatori) e minima (secondo la Questura), come per le temperature. Ciò che conta è che tutto si svolga nel modo più pacifico: mai un momento di tensione, mai di confusione.
SPECIALI I tifosi hanno cuore, voce e colore. Spicca un gruppo con il proprio striscione che scandisce il grido di battaglia: «Noi speciali sempre presenti!». Sono gli Special Olympics, i ragazzi che hanno seguito i rossoblù anche a Trieste, i portafortuna (e non è facile diventarlo) di Massimo Cellino. Spiega l'accompagnatore Carlo Mascia. «I ragazzi si sono visti togliere la loro occasione di sentirsi importanti, partecipi della partita allo stadio. Momenti così fanno bene alla loro autostima. Stanno vivendo male questo periodo, si sono chiesti come mai sono stati costretti a vedere Cagliari-Torino dentro un chiosco, quando la partita si giocava a pochi km da lì. Quindici giorni prima erano tutti allo stadio per vedere Cagliari-Milan».
STRISCIONI E CORI Lungo viale Sant'Avendrce, viale Trieste, via Roma e largo Carlo Felice, sino a piazza Yenne (itinerario che non desse troppi disagi al traffico), cori e striscioni. «Noi siamo agibili», è scritto su un lenzuolo, «Vogliamo lo stadio», sintetizza un altro, «Rispetto per Cagliari», cantano gli ultrà. Il municipio è l'unico punto dove la protesta diventa più diretta. Nel mirino il sindaco Massimo Zedda, accusato dal tifo di non aver saputo dare il Sant'Elia al Cagliari. Versione semplificata, ma i tifosi non sono politici, anche se ieri c'erano anche quelli. Sono diretti. E Cagliari vuole solo una cosa: il suo stadio. Una richiesta che non può più restare inascoltata.
Carlo Alberto Melis