Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

«Tuvixeddu e baretti Zedda dia risposte o se ne vada a casa»

Fonte: Sardegna Quotidiano
6 marzo 2013

LO SCONTRO

 

LA POLEMICA Il governatore attacca il sindaco sullo stallo nella vicenda del colle: «Sulla copianificazione la Regione ha fatto il suo, da novembre 2011 aspettiamo un responso dal Comune». Sui chioschi: stesso discorso, prenda una decisione

Si parlava di urbanistica, di coste, di beni da preservare: di questo si trattata ieri a Villa Devoto, con i massimi rappresentanti della Regione ed esponenti del ministero. E a Cagliari ci sono due patate bollenti che arrivano direttamente da quel calderone: Tuvixeddu da una parte, con la lottizzazione di Coimpresa bloccata e senza risposte, e i chioschi del Poetto dall’altra, chiusi. Impossibile per il governatore Ugo Cappellacci non approfittare dell’occasione per dire la sua. E pungolare l’altro protagonista istituzionale di questa vicenda, il sindaco Massimo Zedda. Al quale il presidente della Regione manda un messaggio che, se ce ne fosse bisogno, fa capire quanto sia lontano il clima di cordialità tra istituzioni che si respirava all’inizio del mandato del primo cittadino: «Chi amministra», ha detto Cappellacci, «deve prendere delle decisioni, altrimenti è meglio che se ne stia a casa». Il primo affondo arriva su Tuvixeddu: «La copianificazione per superare l’attuale situazione di stallo può essere definita già con gli attuali strumenti», ha detto il governatore, «Noi abbiamo terminato il nostro compito nel novembre 2011 e stiamo aspettando il contributo da parte del Comune». Insomma: la Regione ha fatto il suo, la palla adesso ce l’ha il Comune, che deve dire cosa intende fare per dare risposte all’imprendito - re Gualtiero Cualbu di Coimpresa e per la tutela della necropoli punica. «Nel giugno 2012», ha continuato Cappellacci, «ho sollecitato con una lettera e sto ancora aspettando una risposta In politica bisogna avere il coraggio delle scelte perché i cittadini hanno bisogno di decisioni». Una pungolata che arriva per cercare di smuovere Zedda da quello che lui considera un immobilismo non degno del sindaco della prima città della Sardegna. L’altra polemica, non nuova ma alimentata ancora ieri mattina, è quella sui chioschi del Poetto. Sia Cappellacci che il suo assessore all’Urbani - stica, Nicola Rassu, sono convinti che per sbloccare la situazione, e permettere la riapertura dei baretti, sia sufficiente il decreto emanato il 12 febbraio scorso: stabilisce la temporaneità delle strutture e invita il Comune a procedere con l’accerta - mento di conformità paesaggistica. Una atto sufficiente, dicono in Regione, per uscire dallo stallo attuale, con i baretti chiusi in attesa di capire di che morte devono morire. La risposta ufficiale del Comune, quella che deve essere partorita dagli uffici, non è ancora arrivata. Ma Zedda e il suo assessore, Paolo Frau, hanno già annunciato: non si può fare niente, i baretti devono essere smontati e rimontati. Sono abusivi dal 31 ottobre. da quando, cioè, scadeva l’autorizza - zione legata alla stagione balneare. Ma è sui tempi di reazione dell’amministrazione che Cappellacci attacca: «Le scelte vanno assunte in coscienza », ha spiegato dopo aver annunciato il cronoprogramma per le modifiche del Ppr, «ma c'è un momento in cui vanno prese sennò è meglio stare a casa invece che fare gli amministratori » .

 la storia

L’INCONTRO A VILLA DEVOTO

Non c’erano campagne elettorali appena passate o prossime ad arrivare. Zedda e Cappellacci il primo settembre 2011 si erano incontrati per parlare di progetti e finanziamenti per la ciità: il clima cordiale è sparito.

LE DIVISIONI SU TUVIXEDDU

 A gennaio Zedda ha annunciato l’adeguemtno del Puc al Ppr per risolvere lo stallo su Tuvixeddu. Il portavoce di Cappellacci, Alessandro Serra, aveva attaccato: serve un accordo da Tuvixeddu a Tuvumannu.

INCERTO IL FUTURO DEI BARETTI

Lunedì la condanna per gli abusi, un’altra tegola sui gestori dei chioschi. Che adesso hanno la Regione da una parte, che dice che posono stare in piedi, e il Comune dall’altra che continua a dire che devono essere smantellati.