L’APERTURA DI ZEDDA
COMUNE Dal concorso di idee uscirà un nuovo stadio all’inglese con tribune mobili. Ma il sindaco chiama la società: «Faremo noi i lavori per far tornare la squadra il prossimo campionato» n«Se il Cagliari Calcio chiedesse di giocare al Sant’Elia non ci sarebbero ostacoli da parte del Comune». Ed eccolo il sindaco Massimo Zedda che riapre le porte al dialogo con la società rossoblù, per riportare il Cagliari nomade nella sua città. Un’apertura non incondizionata. Perché la storia andata in scena finora ha portato ad avere uno stadio incerottato, che necessita di interventi e al centro di intricate vicende giudiziarie.
IL CONTENZIOSO APERTO Per ora sul Sant’Elia non si può intervenire in nessun modo, perché sono in corso due partite che coinvolgono il tribunale. La prima, sul pignoramento dei diritti Sky (due milioni e mezzo di euro) per il mancato pagamento, da parte della società, di affitti in un periodo in cui Massimo Cellino non era nemmeno presidente. L’altra è nata da una richiesta, da parte della società, di 25 milioni come risarcimento danni e riconoscimento dei lavori di manutenzione sull’impianto che il Comune sostiene siano inesistenti o quasi. « Nell ’ambito di quest’ultimo giudizio », ha spiegato Zedda in consiglio comunale, rispondendo a un’inter - rogazione di Nando Sechi e Giovanni Dore dell’Idv e Enrico Lobina (Fed), «è stato chiesto un accertamento tecnico preventivo (Atp), attualmente ancora in corso e, con ogni probabilità, di prossima conclusione ». E solo quando arriverà il verdetto potranno iniziare eventuali lavori di manutenzione. «Prima della sua conclusione, però, non è possibile per l’amministrazione comunale compiere i lavori che sarebbero necessari ad assicurare la piena fruibilità dell’impianto sportivo», ha aggiunto il sindaco, «lavori indispensabili a seguito dello smantellamento delle strutture metalliche che la società ha compiuto. La realizzazione dei lavori da parte del Comune, infatti, rischierebbe di alterare lo stato dei luoghi e di pregiudicare l’esito delle verifiche attualmente in corso » .
«DALLA PROSSIMA STAGIONE» Per il futuro c’è il concorso di idee ma il sindaco assicura: noi, se il Cagliari lo chiede, saremmo pronti anche per la prossima stagione. Prima però bisogna stabilire la capienza massima, «al fine di garantire i requisiti minimi di sicurezza. Lo smontaggio delle tribune in metallo e l’asportazione dei tornelli (tutto portato a Is Arenas) e la manomissione dell’impiantistica antincendio, adeguata alle tribune, impedisce di fatto l’utilizzo per una capienza superiore a 5.000 spettatori». Ma a vedere le partite potrebbe andare anche più gente. E qui il sindaco inizia a fare i conti: «Qualora invece si optasse per un numero di spettatori ricompreso tra i 5.000 e i 10.000 non ci sarebbe l’obbligo di disporre dei tornelli, ma l’esame da parte della commissione provinciale presieduta dal prefetto potrebbe richiedere di installare un impianto di telecamere a circuito chiuso non più disponibile ». È stato rubato, e il Comune ha già presentato denuncia. «Il numero di 10.000 spettatori potrebbe essere raggiunto utilizzando una tribuna di proprietà comunale di 1.000 posti e noleggiandone altre quattro da disporre nel settore curva nord e distinti ». Costo dei lavori per arrivare a cinquemila spettatori: 200mila euro. Per permettere l’ingresso di più tifosi sarebbero necessari interventi per mezzo milione di euro. E la società di viale La Playa, per utilizzare l’impianto, dovrebbe pagare un affitto, sul quale le parti devono mettersi eventualmente d’accordo.
«UNO STADIO ALL’INGLESE» Questi i programmi per l’immediato futuro, per cercare di andare incontro a una squadra che ogni domenica deve cercare alloggio e si trova il presidente agli arresti in una comunità di Villamassargia. Ma il Comune non ha abbandonato il piano del concorso internazionale di idee dal quale dovrebbe saltare fuori il Sant’Elia degli anni a venire: «Il concorso di idee internazionale va avanti», ha proseguito Zedda nel suo lungo intervento sul tema rovente per la città, «concorso che nelle sue linee guida prevede uno stadio destinato al calcio, all’inglese, con la presenza di tribune modulari in modo da mantenere la pista d'atletica al di sotto e conservarne la vocazione olimpica». Quindi durante le partite di calcio gli spettatori potranno sedere a ridosso dei giocatori. Ma l’impianto dovrà essere fruibile anche per altre iniziative. E nei programmi del sindaco dovrà poter ospitare anche spettacoli e concerti. I soldi per la realizzazione di questi programmi ci sono: 25 milioni del governo destinati a Cagliari con il piano città. Adesso il pallone torna tra i piedi del Cagliari Calcio. Zedda lo ha ribadito: «Sono loro a doverci chieder di tornare, se lo vogliono».
Enrico Fresu
L’IMPIANTO CHIAVI IN MANO AL MUNICIPIO «MA IL LORO GUARDIANO È ANCORA LÌ»
Il Cagliari è tornato in possesso dello stadio il 24 agosto dell’anno scorso, quando è stata rescissa la cionvenzione. Ma solo dal punto di vista amministrativo. Perché le chiavi sono state restituite, con plico raccomandato, solo il 20 novembre. «L’i mpianto », ha detto ieri in consiglio il sindaco, «è stato trovato in condizioni di notevole disordine amministrativo, non libero da persone o cose. Ad esempio il custode dell’impianto, che la Cagliari Calcio aveva immesso nel possesso di un alloggio all’interno dell’impianto sportivo, non ha ancora restituito l’a ppartamento al Comune come pure sono ancora presenti all’interno dell’impianto attrezzature di soggetti che operavano per la Cagliari Calcio». Adesso lo stadio però è tutt’altro che abbandonato a se stesso. Entrarci senza permesso è impossibile. Lungo i distinti ci sono due custodi che controllano che nessun curioso entri all’interno dell’impianto o cerchi metetre in atto qualche blitz. Garbatamente, ma con fermezza, spiegano che è impossibile entrare. Il permesso può arrivare solo dal Comune.