Pene fino a otto mesi, fuorilegge anche l’Emerson, prescritti alcuni reati. Gran parte delle strutture sono state già demolite
di Mauro Lissia
CAGLIARI. Erano tutti fuorilegge i diciassette baretti costruiti sulla spiaggia del Poetto ed è abusivo anche l’Emerson, il gigantesco ristorante sul mare che per una sequenza di circostanze fortuite è rimasto in piedi fino ad oggi e dovrà essere presto demolito come tutti gli altri. La sentenza del tribunale presieduto da Massimo Poddighe è arrivata poco prima delle 14: diciannove condanne a pene che vanno da un mese di arresto a otto mesi e dieci giorni di reclusione, tutte sospese per la condizionale. Sono colpevoli tutti i titolari e contitolari dei chioschi-bar, in gran parte gli stessi che lottano da mesi per continuare a gestire in un regime di incomprensibile monopolio i servizi sul litorale della città, litorale di cui hanno abusato approfittando dell’assenza di controlli. Il tribunale ha ordinato anche il ripristino dei luoghi e la trasmissione della decisione alla Regione e al comune di Cagliari, che per decenni hanno fatto finta di non accorgersi di come le strutture si allargavano, fino a trasformarsi in qualcosa di totalmente diverso dai piccoli chioschi degli anni settanta e ottanta. La sentenza è articolata e ricalca l’impianto accusatorio del pm Gaetano Porcu. Cambia solo l’entità delle pene perché nel dispositivo compare l’assoluzione parziale per qualche caso e soprattutto pesa la prescrizione del reato paesaggistico. to violazioni e abusi a norme urbanistiche e paesaggistiche, confermando poi l’impianto accusatorio nella sua requisitoria con le relative richieste di condanna. Ecco le pene: otto mesi e dieci giorni a Luigi Lampis (chioschetto La dolce vita), Valter Casula (Calipso), Maria Assunta Cabras (Palm Beach), Cinzia Erriu (Corto Maltese), Anna Frongia (Il Nilo), Giovanni Cogoni (La Sella del diavolo), Donata Ledda (Zen) e Maurizio Marongiu (Twist). Otto mesi di reclusione per Alessandro Murgia (Emerson), Pierluigi Atzori (Aramacao), Piero Marci (Il Miraggio), Antonio Congera (Capolinea), Maria Giovanna Cossu (Golden Beach), Maurizio Cabras (Fico D’India), Luciano Spiga (Oasi). Assolto per le contestazioni urbanistiche riguardanti il chiosco Le Palmette, il titolare Sandro Angioni è stato invece condannato a un mese per lo sconfinamento demaniale e a otto mesi per gli abusi paesaggistici allo Zen, l’altro baretto di sua proprietà. Un mese d’arresto, sempre con pena sospesa, è stato infine deciso per Eliseo e Santina Carta, gestori della Lanterna Rossa.
Lo scorso 6 febbraio il pm Porcu aveva chiesto pene più pesanti, mediamente di quattro mesi, per quasi tutti gli imputati. Ma il magistrato dell’accusa aveva affidato al tribunale il calcolo dei tempi della prescrizione, che alla fine si sono rivelati favorevoli alla difesa e hanno salvato gli imputati da una sentenza più severa. D’altronde, con sfumature e livelli di responsabilità diversi, gli abusi erano conclamati, così come - ha sostenuto il pm - la violazione delle norme paesaggistiche è chiara e con la costruzione dei baretti è stato occupato illegalmente il suolo pubblico in area demaniale.
La sentenza di ieri sembra destinata a mettere la parola fine allo stato di anarchia che ha segnato la spiaggia del Poetto a partire dal 1987. Una situazione che non sarebbe mutata se a intervenire non fosse stata la Procura della Repubblica, così com’è avvenuto mesi prima per i ristorantini abusivi dei ricciai, sul litorale di Cagliari e di Quartu. Il dato finale, che emerge con chiarezza dalla decisione del tribunale, è che l’intera catena di baretti demolita due anni fa per ordine del Comune dopo il rapporto dei carabinieri del Nas e della polizia urbana, era fuorilegge. Con buona pace di chi ha continuato per ragioni insondabili a sostenere il contrario, come se la presenza di mescite di birra e i panini sulla spiaggia fossero più importanti del rispetto della legge e dell’ambiente naturale.