A tu per tu col pianista, atteso domenica al Teatro Lirico di Cagliari
«Dedicherò un brano ai lavoratori in difficoltà»
Due anni di buio, e poi nuovamente la luce, arrivata con “Sunrise”, l'ultimo lavoro discografico che Giovanni Allevi proporrà domenica alle 21 al Teatro Lirico di Cagliari per l'organizzazione di Shannara. Un appuntamento molto atteso, in cui il pianista marchigiano impugnerà anche la bacchetta per dirigere l'Orchestra Sinfonica Italiana. «È formata da musicisti di grande talento», precisa Allevi, che nel disco però ha voluto con sé l'orchestra Carlo Felice di Genova: «Un'istituzione storica di altissimo livello. Quando ho chiesto la collaborazione per registrare questo nuovo cd avevo paura di un rifiuto, invece stavo sfondando una porta aperta».
Visto che è un pianista, tocchiamo subito un tasto delicato come le critiche di Uto Ughi…
«Le ho superate interiormente, ma rappresentano l'arroganza di una casta ancora viva e vegeta, in cui si pensa solo ad acquisire potere e dove la Musica è un lontano ricordo».
Una volta assorbito il colpo, si è messo a comporre e ha scritto addirittura un concerto per violino e orchestra.
«È così che bisogna fare. I grandi cambiamenti, le rivoluzioni, non si realizzano con le chiacchiere. Nel disco le parti soliste sono state affidate allo straordinario Mariusz Patyra, mentre dal vivo ci saranno due violiniste altrettanto eccezionali che si alterneranno durante il tour: Natalia Lomeiko, presente a Cagliari, e Reiko Watanabe. Sono orgoglioso che il concerto per violino venga interpretato da una donna. È un mio segnale di esaltazione della dignità femminile».
Patyra è stato allievo di Salvatore Accardo, che qualche tempo fa ha dichiarato di sognare un “X-Factor” della musica classica: le piace l'idea?
«Quello della musica classica è già un mondo malato di competizione estrema. Un talent-show in questo campo è possibile, ma la vedo un po' triste».
Ha visto il Festival di Sanremo?
«Sì, mi è piaciuta molto la pianista Leonora Armellini. Il suo Chopin è stato coinvolgente proprio perché equilibrato»
E della presenza di Daniel Harding cosa dice?
«Mi ha stupito come un grande direttore abbia avuto bisogno dello spartito per dirigere una musica che conoscono anche le pietre».
Chi sono i giovani leoni del podio che ammira maggiormente?
«Nutro sincera riconoscenza per Alberto Veronesi, che anni fa, quando ero ancora sconosciuto, mi commissionò un brano per pianoforte e orchestra. Pochi giorni fa l'ho sentito di nuovo: era a New York al Lincoln Center a dirigere un'opera».
Nel concerto renderà omaggio a Giuseppe Verdi per il bicentenario della nascita?
«Amo Verdi profondamente, la sua musica è nel nostro Dna. Questo, però, è il momento di pensare al presente, con i suoi problemi concreti e con i sogni che possono e devono realizzarsi. Per questo preferisco dedicare un brano ai tanti lavoratori in difficoltà».
Carlo Argiolas