Il rappresentante della Regione ribadisce l'irregolarità della nomina di Crivellenti
Il consigliere al presidente: «Cerca di alterare la verità»
Il pretesto è una richiesta di informazioni al presidente-sindaco: la Fondazione ha richiesto alla Regione il prestito di dieci milioni previsto dalla legge del 14 luglio 2012? Ha incassato i contributi dei soci pubblici e privati e in che misura, stante la grave situazione finanziaria discussa ed esaminata in Cda? Perché non è stato ancora integrato il posto lasciato libero da Sergio Vacca nel novembre del 2011 nel collegio dei revisori dei conti?
In realtà Gualtiero Cualbu, consigliere di amministrazione del Lirico in quota Regione, approfitta della richiesta di informazioni a Massimo Zedda per contestargli quelle che a suo avviso sono una serie di irregolarità, compreso il «non formalmente coperto», come scrive il direttore generale del Ministero, incarico di sovrintendente. Lo stesso sovrintendente che, scrive Cualbu, in una lettera inviata al Mibac l'8 febbraio scorso «disserta su temi di interesse diretto della sua nomina spingendosi a fare valutazioni sulla delibera del 20 dicembre del 2012 e dare interpretazioni giuridiche sul numero legale del Cda». Interpretazioni che, secondo Cualbu, «attengono ad altre sedi ed, al momento, al Tar». Peraltro nella lettera «la Crivellenti dice di essere in carica dal 20 dicembre e ciò vuol dire, osserva il consigliere di amministrazione, «che solo con la votazione del 20 si sarebbe concretizzata la sua nomina».
I NODO DEI VERBALI Nelle lettera inviata a Zedda, ai consiglieri di amministrazione e ai revisori dei conti, Cualbu fa riferimento a una nota inviata dal presidente al Ministero il 12 febbraio scorso nella quale, rileva, «lei continua a dire che i verbali del Cda, al di fuori del presidente e del segretario, non necessitano dell'approvazione degli altri consiglieri. È come affermare che si può fare a meno del consiglio». Poi le accuse: «Lei cerca di alterare la verità», scrive Cualbu, «e lo fa quando sostiene che i consiglieri nella riunione del 21 settembre 2012 avrebbero potuto presentare proposte sui nomi. Lei sa benissimo che a nessuno nella seduta del 1° ottobre 2012 è stato permesso di iniziare una discussione sui candidati, inoltre lei sino a quel giorno non aveva esaminato gli altri curricula come mi ha confermato il segretario generale Gianni Lai, così come gli altri consiglieri non avevano visto i curricula, ad eccezione di me e di Maurizio Porcelli».
LA FIRMA SUL CURRICULUM Poi l'affondo sul curriculum della sovrintendente: «Lei sostiene che la Crivellenti ha presentato la sua candidatura, ma non è vero. Lei il 1° ottobre ha estratto dalla sua giacca un curriculum non firmato dalla signora e quel curriculum è stato protocollato con la firma solo il 31 ottobre».
L'INTESA COL MINISTERO «Lei sostiene di aver condiviso la scelta con il Ministero», scrive ancora Cualbu, «ma nella lettera dell'8 gennaio il Ministero la smentisce e il Tar lo esclude completamente. Inoltre sa bene che cosa è successo il 15 ottobre, prosegue, «quando cinque consiglieri le dissero di ritirare le cinque bozze del verbale n° 15 del 1° ottobre chiedendo l'annullamento degli atti. Lei non lo fece, quindi si assunse la responsabilità di andare avanti, considerando come veritiere delibere e verbali non corrispondenti al reale svolgimento del Cda e provocando le successive dimissioni di due consiglieri (Felicetto Contu e Oscar Serci, ndr) e arrivando poi al Cda del 20 dicembre in cui pone in votazione l'approvazione dei verbali delle sedute dell'1 e del 15 ottobre senza che ci fosse la maggioranza dei votanti». Eppure, attacca Cualbu, «nella nota inviata al ministero lei scrive: “Il presidente, constatato il numero legale...dichiara aperta la seduta”, sottacendo che il numero legale del Cda non esisteva mancando la maggioranza dei consiglieri eletti». Perché mancava? «Secondo Cualbu la presa d'atto di Cabras e Crivellenti (insediati quel giorno) non rileva in termini giuridici». Insomma, «quei verbali non potevano essere approvati da un Cda diverso da quello che li aveva presi in esame».
Fabio Manca