CORTE DEI CONTI. Tre milioni di euro di condanne per danno erariale solo nell'ultimo anno
Il presidente Scano: «Affrontare subito la questione morale»
Ascoltando le relazioni del presidente e del procuratore generale della Corte dei Conti Mario Scano e Donata Cabras - ieri in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario - si capisce perché alle ultime elezioni il movimento anti-sistema di Grillo abbia fatto incetta di voti. Dice il primo: «In un periodo di crisi finanziaria, di progressiva ristrettezza economica e di dilagante disoccupazione vengono alla luce, a ritmo addirittura incalzante, fatti e intrecci corruttivi, gravissimi illeciti diffusi in tutti i livelli di governo e di gestione delle risorse pubbliche, sperperi causati dall'uso disinvolto del denaro pubblico che ripropongono il tema della questione morale». Rincara la seconda: «I fenomeni di cattiva gestione della cosa pubblica nell'ultimo anno si sono moltiplicati assumendo dimensioni tali da far ritenere che nessun settore ne vada esente».
I NUMERI Un quadro a tinte fosche all'interno del quale la Sardegna non può certo essere definita un'isola felice, come dimostrano i numeri di un anno di processi. Su 35 sentenze emesse nel 2012 dalla Corte dei Conti isolana 31 sono state di condanna, con richieste di risarcimento per quasi tre milioni di euro. Gli importi recuperati dopo i verdetti definitivi sono stati invece pari a 1 milione e 226 mila euro. Complessivamente i provvedimenti definiti sono stati 1.483 a fronte di 1.138 nuove istruttorie avviate nel 2012. E non è finita: prima del giudizio di merito, grazie ai meccanismi previsti dalla legge, la Corte dei Conti è riuscita a bloccare sprechi di soldi pubblici o appropriazioni illecite per 6.458.975 euro.
LA SITUAZIONE SARDA Di chi la colpa? «La situazione della nostra Isola non è come quella che si può registrare in altre regioni - ha precisato il presidente Scano -, però c'è certamente molta disattenzione alla gestione pubblica sia da parte della società civile che della classe dirigente sarda. Non va tutto bene e anzi non va per niente bene, è un problema culturale e non passerà invano questa grave crisi, che si è abbattuta sul nostro Paese, se noi acquisiremo questa coscienza». D'accordo con lui il vice presidente del Consiglio regionale Michele Cossa, presente all'evento: «I cittadini devono vedere in chi li amministra un comportamento ispirato a etica e moralità e non leggerezza e superficialità nell'utilizzo dei soldi di tutti. Soprattutto in un momento di così grande difficoltà delle famiglie, nessuno è più disponibile ad accettare che un solo centesimo possa essere speso inutilmente o per tenere in piedi apparati che non hanno più ragion d'essere».
IL CASO POETTO Fra i casi più eclatanti citati dal procuratore generale Donata Cabras spicca quello legato al ripascimento del Poetto, per il quale un mese fa la la prima Sezione Centrale della Corte dei Conti ha stabilito in via definitiva un risarcimento per danno patrimoniale e all'immagine di 2 milioni e 870 mila euro, confermando così «la validità delle contestazioni mosse dalla Procura e delle conclusioni cui era pervenuta la Sezione regionale».
CONTROLLI INTERNI INEFFICACI Ma un altro nodo fondamentale riguarda la totale incapacità del sistema ad azionare meccanismi di autodifesa, ragione per cui quella che dovrebbe essere l'extrema ratio, cioè l'intervento della magistratura penale e contabile, diventa l'unico baluardo al dilagare dell'illegalità. «Come emerge dalla sentenze emesse nell'anno - ha detto sul punto il presidente Scano -, la tipologia di illeciti erariali evidenzia il perdurare di una situazione di sostanziale incapacità dell'amministrazione a prevenire e a reprimere tempestivamente condotte antigiuridiche produttive di pregiudizi patrimoniali ingenti».
I RIMEDI Per Scano non si può più restare inermi. «Appare oggi più che mai necessario - ha detto - procedere a una vera e propria ricostruzione del sistema istituzionale con articolati interventi normativi». Ad esempio «rafforzando gli strumenti di riequilibrio dei poteri», rendendo «concretamente operativo il principio di neutralità della pubblica amministrazione e della dirigenza», cioè levando potere alla politica nella gestione delle risorse pubbliche, e razionalizzando i vari livelli di governo locale «sulla base di criteri non riconducibili esclusivamente al taglio indiscriminato».
Massimo Ledda