Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

LE BOMBE DEL ‘43 Dalla terra nera rifiorisce la città

Fonte: Sardegna Quotidiano
1 marzo 2013

 

 T’iscrio maridu miu/ atesu, in atra zona ‘e? gherra/ s’inferru appu connottu/ in d’ogna logu è sanguni./ Facc’e sa una ‘e oi/ bintottu de friaxu/ Casteddu anti distruttu/ is mortus funti medasa/ Bessemmus dae da missa/ in d’una dì de soli/ is bombas a muntonis/ calànta de su xelu./ In su refugiu in tempusu/ ci’dd appu fatta a intrai/ cun is pipius in bratzu/ curremmu disisperada/ Peppinu miu istimau/ funti passaus casi tres mesis/ de cussa dì de inferru/ de distruzioni e morti. Silius s’arrici beni/ seus medas isfollaus/ e spartinti cun nosu/ fintzas s’arrogh’e pani/ Torraus funt’a Casteddu/ su trexi de maiu, is bombas ant’isciusciau/ su pagu chi abbarràda./ Fian tant’is aeroplanus/ c’anti cuau su soli/ prus bella? de unu frori/ t’eus a torrai a fai. (Poesia canzone di Giampaolo Lallai)

 info

LA MORTE DAL CIELO Alle 14 del 17 febbraio 1943 aerei da guerra alleati piombarono sul centro di Cagliari, sganciando bombe di medio calibro e di spezzoni incendiari. In via Sant’Efisio, tra le chiese di Sant ’Anna e di Santa Restituta, avvenne la strage maggiore. Il bollettino ufficiale parlò di 100 vittime e 255 feriti, ma i morti furono in tutto quasi 200

C’è terra in via Roma, nel sottopiano del Municipio. Quintali e quintali. La terra nera della Cagliari violentata, ferita e fatta a pezzi settant’anni fa dalle bombe. E insieme alla terra ci sono drammatiche e inedite foto. E testi lirici di Mercedes Mundula, di Antonio Ballero, di Peppino Fiori. E poi libri del Comune di Cagliari, perforati dagli spezzoni delle bombe. E ancora, divise ed elmetti, giornali americani di propaganda che fanno la cronaca dei cinquantanove lanci di bombe sulla città del sole. Hello boys, poco o nulla è rimasto in piedi. C’è terra in via Roma, nel sottopiano. Nera, profonda: segna il passo del dolore e annuncia il vento della ricostruzione. E c’è una mostra davvero viva, bella come non se ne vedevano da tempo, pensata dalla direttrice dei musei civici, Anna Maria Montaldo. Senza fronzoli, le vacche sono magre: meno di diecimila euro. La materia prima è contributo di chi c’era e ha donato quel che ha conservato: tesserini di identità, documenti, immagini, schegge di quelle bombe enormi. Meriterebbe di essere esportato questo percorso creato anche con l’aiuto di Sabrina Cuccu, scenografa del teatro Lirico: non sfigurerebbe in una qualsiasi delle città italiane, europea. La guerra era appena settant ’anni fa e la ricostruzione quasi ieri: Cagliari ha nel suo centro storico immense ferite di quei bombardamenti e non è stato ancora possibile, mettiamola così, sanarle tutte. Sono tanti i luoghi di quella memoria, a volerla esercitare. I rifugi improvvisati e quelli sottoterra; i piazzali delle batterie contraeree, a capo Sant’Elia come a Monte Urpinu, inutili perché nessuna mitraglitrice ha mai centrato la pancia dei bombardieri americani. Giusto ricordarli, uno a uno. Imprimerli, evocare gli odori acri e i rumori sordi. Per due mesi lo possiamo fare al sottopiano del Municipio. E da quelle montagnette di terra, nel frattempo, non solo per metafora germoglierà il grano. Claudio Cugusi Presidente Centro Studi “Emilio Lussu”