Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

L'emorragia di Pd e Pdl

Fonte: L'Unione Sarda
28 febbraio 2013


I due ex dominatori perdono 34 mila voti, l'Ms5 ne conquista una parte
 

L'astensione resta il primo partito: 37 mila a casa
Il Pd perde un terzo dei voti, il Pdl li dimezza. Insieme, tra le politiche del 2008 e quelle del 2013, lasciano a casa 34.890 consensi. Grillo in due anni ne conquista circa 22 mila passando dai 1900 della amministrative del 2011 ai 24.642 delle ultime politiche. Dunque il Movimento Cinque Stelle, vincitore assoluto delle elezioni in città, ha eroso solo una parte dei voti dei due partiti tradizionali. Gli altri sono andati altrove, in parte a Monti. Certo è che l'M5S non ha intaccato il primo partito, quello dell'astensione: 37.591 elettori, il 29%.
 

L'ASTENSIONE Di sicuro, come hanno evidenziato ieri autorevoli statistici, almeno a Cagliari l'effetto Grillo ha evitato che il non voto rischiasse di crescere al livello delle elezioni provinciali del 2010, quando andò ai seggi solo il 34,1% dell'elettorato.
Esaminando il trend dei cagliaritani alle urne dal 2006 ad oggi, emerge chiaramente la disaffezione dei confronti dei partiti tradizionali: il Pdl alle politiche del 2005 aveva un patrimonio di 41 mila voti cresciuti sino a 42.720 nel 2008 e calati a 19.830 quest'anno. Il Pd aveva 35.423 nel 2008, oggi ne ha 23.401 e perde meno voti anche perché - secondo una rilevazione nazionale effettuata da Renato Mannheimer - gode di un maggiore tasso di riconferma rispetto al Pdl, che ha perso suffragi a favore di Grillo.
 

RAFFRONTO IMPOSSIBILE Un dato interessante che emerge dal raffronto di competizioni differenti, come quelle politiche e quelle amministrative, è che quando si è votato contestualmente, come nel 2006, i risultati sono stati completamente differenti. Soprattutto sul fronte del centrosinistra che alle amministrative non riesce mai a confermare le performance che registra alle politiche e alle regionali. Le ragioni? «Non le capisco», commenta il sindaco Massimo Zedda. Che ritiene che il calo di consensi del suo partito (per Sel circa 700 voti in meno rispetto alle amministrative del 2011) non sia significativo giacché il suo consenso (42 mila voti) fu nettamente superiore a quello delle forze che lo sostenevano. Insomma, Zedda rappresentò nel 2011 ciò che Grillo rappresenta ora: l'elemento di rottura con il passato.
 

EFFETTO ZEDDA Il segno che l'effetto Zedda è finito? Secondo i suoi avversari politici sì. Ma non è la lettura giusta, anche se è indubbio che una minima parte dell'elettorato del giovane sindaco ritenga che finora abbia operato al disotto delle aspettative. In maggioranza, al Comune, c'è chi ritiene il risultato del voto un segnale da cogliere resettando il programma e, magari, modificando la Giunta. Niente di ufficiale, per ora. Chissà se succederà.
Fabio Manca