Zedda, Ganau, Bianchi e Tendas contro i nuovi criteri di finanziamento
Contributi allo spettacolo, anche Cherchi dice no
Visto che parliamo di contributi allo spettacolo, parlare di un'opera corale non sarebbe il massimo dell'originalità. Ma avrebbe senso: ieri erano diventate 62 le firme delle associazioni che chiedono all'assessore regionale alla Cultura Sergio Milia di ritirare la sua delibera, e in queste ore altri organismi sottoscrivono l'appello.
Ma a farsi notare sono soprattutto le voci soliste. Dopo la presa di posizione di Francesco Siciliano, assessore alla Cultura della Provincia di Cagliari («Azzeriamo tutto e convochiamo un tavolo di confronto»), giovedì il presidente della Provincia di Carbonia-Iglesias ha scritto a Milia, esprimendo preoccupazione e chiedendogli di rimodulare i criteri per sostenere gli operatori della musica e del teatro. Una richiesta di cui Tore Cherchi si è fatto portavoce dopo aver partecipato all'assemblea della gente di spettacolo del suo territorio.
Ieri, infine, è stata la volta dei sindaci dei quattro capoluoghi storici. Le preoccupazioni raccolte a Sassari da Gianfranco Ganau sono uguali a quelle che Alessandro Bianchi e Guido Tendas ascoltano a Nuoro e a Oristano, identiche a quelle che teatranti, musicisti, organizzatori di eventi e di cultura cagliaritani esprimono a Massimo Zedda. Per questo i quattro primi cittadini ieri hanno mandato all'assessore un testo pacato ma fermo, con la richiesta di azzerare le nuove norme e riaprire i termini per chiedere il finanziamento regionale.
La delibera di cui si parla, la 3/18 del 22 gennaio scorso, ha un'impostazione piuttosto nuova, che è piaciuta molto alle associazioni riunite nell'Agis ma angoscia tante altre realtà, soprattutto quelle più fragili. Il criterio della “premialità” - cioè il metro per giudicare chi merita il denaro, e quanto - favorisce chi crea lavoro stabile. Più buste paga hanno in carico un organizzatore, una compagnia teatrale, un ente, e maggiore sarà la somma con la quale la Regione li sosterrà. Per i budget delle prossime produzioni ma anche per le spese già sostenute, perché la delibera è retroattiva e questo è uno degli aspetti che più allarmano i firmatari dell'appello, oltre che Cherchi, Siciliano, Zedda, Bianchi, Ganau e Tendas.
L'altro aspetto che gli amministratori pubblici e gran parte del popolo del palcoscenico deprecano è che la premialità per chi paga i contributi a molti dipendenti è un elemento preponderante su tutti gli altri. Un pubblico folto, una certa dose di sperimentalità, il fatto di lavorare in condizioni o in territori disagiati: sono tutti criteri che fino a ieri erano tenuti in abbondante conto e ora diventano quasi irrilevanti rispetto alla dimensione aziendale.
A questo si riferiscono i sindaci quando disegnano nel prossimo futuro «la scomparsa di molti organismi di comprovata professionalità che hanno costituito supporto fondamentale alle politiche culturali dei nostri territori». E per questo sottolineano che «la scomparsa delle premialità legate a criteri quali la formazione delle competenze artistiche, l'innovazione, le attività di laboratorio, le produzioni realizzate con l'impiego di giovani artisti impedirà la realizzazione di attività culturali realmente volte alla crescita sociale dell'intera comunità».
La conclusione è un caloroso “vediamoci e parliamone”: oltre a chiedere il ripristino dei criteri precedenti e un vigoroso sostegno a un settore culturale azzannato dalla crisi, i sindaci vogliono una giunta al tempo stesso più capace di visione e più propensa ad ascoltare: «Siamo convinti che la Regione non possa più rinviare l'esercizio delle competenze di programmazione, coordinamento e indirizzo che la legge le attribuisce anche attraverso il confronto con gli Enti Locali, finora esclusi da qualsiasi processo decisionale».
Celestino Tabasso