La società Colors dell’imprenditore sanlurese, proprietario dello stabile della Rinascente, ha acquistato lo scorso anno i resti del convento medievale di Stampace. Ecco il progetto presentato al Comune
Andrea Deidda
C’è chi in via Mameli nell’antico convento medievale di San Francesco, del quale oggi rimangono soltanto i resti del chiostro, vorrebbe realizzare un museo con annessi uffici ma anche un’abitazione privata. E’ il proprietario dell’area, la società Colors Srl rappresentata da Carlo Luigi Scano imprenditore di Sanluri ma anche tra i fondatori del quotidiano Sardegna24. Poco più di un anno fa la società ha acquisito la proprietà dello storico immobile e ora lo vorrebbe “riqualificare”. E’ per questo che lo scorso 24 aprile ha presentato agli uffici di Edilizia Privata del Comune una precisa osservazione al Piano per il Centro Storico adottato nel 2011 e in via di approvazione.
L’atto pubblico di compravendita è stato stipulato il 23 gennaio 2012 tra la vecchia proprietà ovvero la famiglia Leone e appunto Colors Srl che ha così acquistato 2 mila e 241 mq di superficie dove si trovano i resti (corridoi con volte a crociera e affreschi, l’antico pozzo e il chiostro) dell’antico convento francescano di Stampace. Una volta trascorsi, invano, i termini entro i quali Ministero e altri enti competenti avrebbero potuto esercitare il diritto di prelazione sull’immobile (come previsto dal Codice dei Beni culturali e del Paesaggio), è stata perfezionata.
Ora la volontà di Colors Srl sarebbe quella di rimettere in sesto ciò che rimane del chiostro, da decenni in stato di gravissimo abbandono e degrado e che nel corso del tempo ha subìto numerose modifiche, su tutte la costruzione di un muro di blocchi in calcestruzzo. I documenti inviati agli uffici dell’assessorato dicono che “l’attuale proprietà è intenzionata a riportare il monumento ad una condizione di fruibilità prevalentemente pubblica, che ne arresti il degrado e gli restituisca la dignità che gli compete”. In dettaglio si vorrebbe arrivare a elaborare assieme a Comune e Mibac (Ministero per i Beni Culturali) un “progetto di riuso che veda la parte propriamente definibile come chiostro destinata a uso museale o espositivo, con i servizi connessi, da gestire attraverso una Fondazione privata o pubblico-privata”. Inoltre la parte dell’area vicina all’ala nord del chiostro “verrebbe destinata per propria abitazione” mentre nella parte a sud si vorrebbe recuperare un volume da destinare a “ufficio e ai locali di servizio della struttura museale”. Tutto ciò “nel caso l’amministrazione non volesse dar corso all’espropriazione del bene”. L’idea era quella di portare il chiostro nel patrimonio comunale con un investimento di un milione e 756 mila e 944 euro per trasformare l’antico convento in spazio museale ed espositivo. Un’ipotesi tutta in salita in tempi in cui le casse comunali hanno sempre meno soldi a disposizione.