Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

Siamo tornati e resteremo con i sardi e la Sardegna

Fonte: Sardegna Quotidiano
5 febbraio 2013

L’EDITORIALE

 

di Fiorentino Pironti

Non è un bel momento per l’Italia e figuriamoci cosa produce il moltiplicatore quando trasferiamo in Sardegna la crisi nazionale. Non c’è un comparto produttivo che possa sorridere oggi pensando a domani: la famosa luce alla fine del tunnel evocata da Mario Monti non si vede, né qui né altrove. Non sto ad annoiarvi con l’elenco: lo avete già visto e sentito in tutte le salse, vi siete arrabbiati e commossi, avete tremato pensando al futuro dei vostri figli, avete giurato di non votare mai più questo o quel partito, avete smesso di comprare il giornale su cui avevate imparato a leggere. Già, il giornale. La crisi dell’editoria è saldamente ai primi posti nel mercato italiano (in quello sardo non ne parliamo) e tra chi aspetta rassegnato il botto finale e chi si agita alla ricerca di ricette miracolose c’è poca differenza: può solo sparare colpi alla cieca perché nel tunnel il buio è totale. Che siate o meno d’ac - cordo con questa analisi frettolosa, vi state ovviamente chiedendo perché - dopo alcuni mesi di silenzio - siamo tornati. Passateci il pizzico di presunzione, ma crediamo che proprio in momenti come questo una voce alternativa e diversa non può che contribuire alla crescita di chi oggi regredisce, regalare un pizzico di speranza a chi vede nero dappertutto. Siamo partiti con tanto entusiasmo ma attrezzati da onesti artigiani dell’informazione: oggi abbiamo lo stesso entusiasmo ma qualche nozione in più sulla buona gestione di un prodotto editoriale. E siamo convinti, ora più di allora, di poter recitare un ruolo nella vita di quest’isola. Non possediamo formule magiche né effetti speciali: contiamo semplicemente di confezionare un giornale onesto e svincolato da tutti i poteri, un giornale schierato dalla parte della Sardegna. Alle prefiche che speravano di esibirsi al nostro funerale non possiamo che disdire l’appuntamento: sarà per un’altra volta, magari fra cento anni.