Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Un sindaco deve essere educato»

Fonte: L'Unione Sarda
4 febbraio 2013


IL CASO. Parla Elisabetta Rombi, l'insegnante del Siotto protagonista di una lite con Massimo Zedda

«L'attacco contro di me era mirato a screditare la mia autorità»

«Vede, io sono una donna indipendente e senza tessere di partito ma l'ho votato, Zedda, perché è giovane e perché è vicino Vendola, un uomo educatissimo che unisce una grande cultura alla capacità di governare. Ora ho visto la differenza tra i due e sono delusa perché un giovane non rappresenta il bene in sé, ma deve essere competente e se non lo è si deve fare aiutare».
Elisabetta Rombi è una donna riservata e colta. Insegna da 26 anni letteratura inglese al Siotto, studia («a scuola ho un contratto part time perché voglio avere il tempo per pensare, riflettere»), scrive articoli, saggi (un libro di critica letteraria, “La proliferazione del senso”, adottato dall'università), ha scritto un libro di racconti, alcuni romanzi attualmente al vaglio di alcuni editori. È finita nel tritacarne mediatico durante un'assemblea di istituto del Siotto per una lite con Massimo Zedda, che ha ricevuto gli applausi degli studenti. Il video di una parte di quel litigio è finito su youtube e ieri alle 18,30 aveva 5590 visualizzazioni. Pedagogicamente l'alterco ha creato un potenziale problema di autorevolezza, visto che il sindaco l'ha accusata di parlare senza sapere sostenendo che, dunque, è una cattiva insegnante. Lei, che non ha ricevuto solidarietà né dai colleghi né dagli studenti, inizialmente non ha commentato. Ha riflettuto ed ha deciso di parlare. Per spiegare qual è, dal suo punto di vista, il senso di ciò che è accaduto.
DELUSA DA ZEDDA «Ho partecipato all'assemblea curiosa di conoscere il giovane sindaco da me e dai miei votato nella speranza di cambiare concretamente le politiche della nostra città», racconta. «L'inevitabile delusione per la sua scelta di aumentare l'aliquota dell'Imu invece di diminuirla, com'era sua facoltà di fare, ha suscitato la mia domanda. Delusione certo ma anche volontà di capire. Si può immaginare la mia sorpresa nel vedermi aggredita e tacciata d'ignoranza per aver posto una domanda assolutamente legittima. Non sono abituata a parlare senza motivo o cognizione di causa, ma lo stupore per aver suscitato una simile reazione mi ha ammutolito e confuso».
SCREDITATA LA MIA AUTORITÀ «Dopo ho riflettuto: l'attacco alla mia persona», rileva, «era mirato a screditare la mia autorità, a svalutare la giustezza della domanda che molti ragazzi, non conoscendo i termini della questione, non hanno capito. La domanda, e lo rivendico, era perfettamente legittima, non aveva, anche se questo è stato l'effetto, l'intenzione di provocare ma anche se lo avesse avuto ciò non giustifica la scomposta reazione dell'interlocutore, gravissima nel contesto. In quella stessa scuola dove ogni giorno e con fatica cerco di trasmettere ai miei alunni il rispetto dell'altro e delle altrui diversità».
LA RIFLESSIONE «Ma una reazione così sproporzionata merita una riflessione che va oltre il fatto di cronaca. «Quando l'uomo pensa cessa d'essere ciò che tutte le altre creature sono, servo». Pensare è ciò che distingue l'uomo, lo ripeto costantemente in classe e i miei alunni conoscono bene la citazione. È una vera fatica fare l'insegnante», aggiunge l'insegnante, «in un paese dove la cultura televisiva e del web rovesciano addosso alla popolazione e ai nostri giovani, più vulnerabili, il peggio. È veramente faticoso spiegare quanto sia indispensabile essere rispettosi, saper ascoltare, non interrompere, quando persone che ricoprono cariche importanti agiscono in modo del tutto inadeguato».
«È duro insegnare che ciò che vale la pena di conquistare nella vita ha bisogno di tempo, di lavoro, di volontà e capacità di sacrificio se chi fa carriera sembra spesso aver saltato tutti quei passaggi. E in questo modo la società cosiddetta civile fa il vuoto, terra bruciata a chi come me lavora per un futuro di civiltà e rispetto. Vorremo vedere uno stile, in chi ci rappresenta, totalmente diverso da quello cui si assiste quotidianamente nelle arene televisive».
DEGRADO DELLA DEMOCRAZIA «Al degrado della democrazia bisogna opporsi con vigilanza, non occorre solo informazione ma anche cultura e lo studio d'altri linguaggi», evidenzia la docente di Inglese. «Quest'ultimo assolutamente necessario per confrontarsi con realtà differenti, col mondo. Occorre attrezzarsi di spirito critico per non farsi attrarre dalle sirene di turno. L'insegnamento più efficace passa per quello che siamo e non solo per ciò che diciamo. Molto attuale è la parabola evangelica che invita a distinguere i buoni alberi dai frutti che producono».
L'AGGRESSIONE PUBBLICA «Che cosa significa», si chiede infine Rombi, «un'aggressione pubblica verso un'insegnante, per di più una donna, da parte di un potente? Mancanza di stile certo, di gusto anche, ma soprattutto d'educazione. Non è piacevole per un'insegnante sentirsi chiamare ignorante davanti ad un pubblico di studenti ma quando l'affermazione è palesemente falsa l'offesa cade e ricade su chi l'ha fatta. E questo anche chi non era presente può capirlo».
«Ciò che rimane è la desolante, triste scena di quegli studenti che plaudivano l'aggressione senza sapere o capire niente, i due in stile squadrista che intimano all'insegnante di tacere. Una bella scenetta non c'è male. Suggerirei ai ragazzi in questione di rileggersi Giulio Cesare di Shakespeare, esattamente il passaggio dove la folla acclama prima Bruto poi Antonio. La psicoanalisi insegna che la folla tutta insieme produce meno pensiero di un solo cervello. E i politici questo lo sanno bene visto che spesso le loro argomentazioni non fanno leva sulla ragione ma sull'emotività. In controtendenza, cerco di insegnare ai ragazzi ad elaborare un loro pensiero e a non rinunciarvi in nessuna circostanza».
Fabio Manca