Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Da Stravinskij a Milhaud e Weill: sul palco c'è l'eterna avanguardia

Fonte: L'Unione Sarda
4 febbraio 2013


Convincente prova dell'Orchestra e del Coro sotto la direzione di Marco Guidarini

Contagioso e applaudito concerto al Lirico di Cagliari

Ci sono opere che quasi cent'anni dopo suonano ancora nuove, nuovissime, con una modernità di linguaggio che rompe schemi consolidati. Ascoltare una dopo l'altra le musiche di Stravinskij, Milhaud e Kurt Weill ha il senso di un'equazione di eterna avanguardia, ancora capace di sradicare i luoghi comuni dell'abituale repertorio concertistico. Per questo il concerto a Cagliari dell'Orchestra e Coro del Teatro Lirico diretti da Marco Guidarini ha un senso di fresca novità.
Sul palco c'è un'orchestra dall'organico inusuale e mutevole, con grande spazio per le percussioni, con sassofoni e pianoforte. Certo, dopo le prime note lo sconcerto serpeggia impalpabile tra gli abbonati più tradizionalisti, ma piano piano la vitalità delle musiche e un'interpretazione di forte impatto contagia tutti e conquista applausi incondizionati. A partire dalla Messa per coro e doppio quintetto di fiati di Stravinskij, che ha insieme elementi arcaici e sonorità dissonanti. Una felice commistione gestita da Guidarini con precisione e sensibilità. Una bella prova dell'orchestra. E soprattutto del coro preparato da Marco Faelli, che passa con disinvolta flessibilità da cadenze madrigalistiche a polifonie che riecheggiano aspetti medioevali arcaici. Decisamente bravi i solisti Graziella Ortu, Juliana Vivian Carone, Luca Sannai, Moreno Patteri, Francesco Cardinale, perfettamente inseriti nell'amalgama vocale.
L'evocazione di un passato ancestrale torna nella musica per balletto Création du monde op. 81a di Milhaud, regalando, nella sua ricostruzione del caos prima della creazione, un tuffo nel jazz, con modulazioni d'ispirazione blues, ritmi caraibici e africani. Né si dimentica l'ironia: d'altra parte era Milhaud, che condivise il milieu dell'avanguardia parigina, a divertirsi, in un altro celebre brano, a far ballare il bue sul tetto. E a merito dell'orchestra diretta da Guidarini c'è la capacità di cogliere gli aspetti più innovativi della musica di Milhaud, per dare voce a un pot pourri di sensazioni che riflettono le inquietudini dei primi decenni del '900, le aspirazioni di cambiamento e di superamento degli steccati tra i continenti.
Musica specchio di tempi travagliati, che guarda alla storia con sarcastica drammaticità, come Kleine Dreigroschenmusik, suite dall'“Opera da tre soldi” di Kurt Weill, che senza più le parole del teatro politico di Brecht, mette un tocco di swing nella canzone di Mackie Messer. Un arrangiamento quasi salottiero a cui l'orchestra dà tocchi di freschezza e distaccata ironia. Una bella esecuzione ricca di spunti che, approfondendo l'estetica e lo stile corrosivo di Weill, mette in evidenza il gusto poliedrico di Marco Guidarini e dell'Orchestra. Quasi danza Guidarini nel restituire quell'aria da cabaret che evoca la Repubblica di Weimar, mettendo insieme moduli del jazz, del café-concert, ballate e tango, spingendo l'orchestra verso un'espressività convinta e contagiosa. Un concerto bello e inusuale, con un carico di energia affidata a ogni suono e una condivisione interpretativa palpabile.
Greca Piras