Dal 2002 vivono con mini-contratti, ma il Municipio ha le mani legate
Sono stanchi di vivere senza certezze e, ora, minacciano «clamorose azioni di protesta nei giorni delle elezioni».
Sono i 73 “precari storici” del Comune: custodi, magazzinieri, giardinieri, autisti, manutentori, operativi dal 2002 con contratti di 3-6-9 mesi. Chiedono di essere stabilizzati: «Non è pensabile essere ancora precari dopo 10 anni», spiega Maurizio Macis, segretario provinciale Ugl. Per la stabilizzazione viene chiesta l'adozione di un provvedimento simile a quello varato dalla Regione il 21 dicembre scorso, col quale veniva annunciata l'assunzione a tempo indeterminato di 70 precari con “30 mesi di attività lavorativa anche non continuativa tra il 2002 e il 2009 nell'amministrazione regionale”. «Anche i precari del Comune hanno maturato gli stessi requisiti», dice ancora Macis. «Ma la norma a cui fanno riferimento non si può estendere al Comune», spiega Luisa Sassu, assessore al Personale. «Senza una specifica legge statale o regionale, infatti, gli enti locali non possono aprire procedure di stabilizzazione».
Anna Maria Busia, avvocato penalista che tutela i diritti di questi lavoratori, conferma che «che il Comune, sul piano giuridico, ha le mani legate», ma aggiunge che «in questo drammatico momento di crisi, la politica dovrebbe andare oltre». In che modo, assumendo un provvedimento illegittimo? «Certamente no», spiega la Busia, «ma trovando soluzioni che consentano di superare gli ostacoli».
«Il Comune ha dimostrato la volontà politica per stabilizzare i precari dando attuazione, nel 2011, a una legge regionale che poi, però, è stata dichiarata illegittima», conclude la Sassu.
Mauro Madeddu