Cagliari
3 Febbraio 2013 ore 18:12
Nel sito del Gruppo di Intervento giuridico viene contestata contestati i lavori sulla necropoli: “Intervento inopportuno, dannoso e costoso e in quel contesto, culturalmente offensivo”
Andrea Deidda
“La cattiva strada”, uno stradello in calcestruzzo. Così in una lettera aperta pubblicata sul sito del Gruppo d’Intervento Giuridico, Antonio Piras, architetto cagliaritano, protesta contro la colata di cemento che corre lungo il parco archeologico di Tuvixeddu: “Culturalmente offensiva”.
Il riferimento è alla strada che partendo dal cancello d’ingresso di via Falzarego conduce all’edificio che in futuro diverrà un “centro servizi”. Attualmente la via è fatta di calcestruzzo grigio, eccetto una parte che è stata ricoperta con un materiale particolare (il Levocell) color sabbia. In entrambi i casi l’intervento salta agli occhi: “Sembra che alle nostre amministrazioni comunali cagliaritane venga difficile avere rispetto per il nostro passato, la nostra storia, la nostra cultura, il nostro presente”. Questo l’incipit della lettera nel quale Piras richiama l’abilità degli antichi nella costruzione di percorsi carrabili con materiali “che la natura metteva a loro disposizione in loco”.
Invece nel cuore dell’area archeologica del parco si usa lo “stracollaudato calcestruzzo” il cui utilizzo verrebbe giustificato per “permettere alla strada di sopportare anche il transito di un grosso mezzo da carico”. “Bastava avere un po’ di rispetto e modestia da parte dei politici, amministratori e tecnici ‘chiedendo’ - scrive Piras - a quelle antiche culture, come realizzare una strada in terra battuta stabilizzata. Sistemi costruttivi che esprimono eccellenti proprietà igrostatiche e termoregolanti, permeabili alla pioggia, traspiranti. Tecniche che escludono l’abbinamento di materiali che hanno comportamenti differenti agli agenti atmosferici e agli sbalzi di temperatura che in breve tempo porterebbero al degrado l’opera stessa”.
Si parla poi di un intervento offensivo per il luogo: “Oltretutto la strada così maldestramente concepita, ha bisogno di tutta una serie di opere come la raccolta delle acque meteoriche che il calcestruzzo rifiuta, che concorrono a renderla ancora più inopportuna, dannosa e costosa e in quel contesto, culturalmente offensiva”.
Insomma sarebbe bastata un po’ di terra, stabilizzata: “Le strade in terra stabilizzata, di cui ormai esiste un’ampia letteratura e che qualcuno ignora, si rifanno a tecniche costruttive passate, attualmente realizzate soprattutto in siti delicati come quelli archeologici, ambientali e paesaggistici e in zone dove vige il vincolo idrogeologico. Un’altra occasione persa per dimostrare di avere semplicemente buon senso”.”.