BLITZ IN COMUNE. I carabinieri hanno sequestrato documenti nell'ufficio e nelle case del funzionario
Indagato e perquisito l'impiegato del Banco addetto alla Tesoreria
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L'accusa è infamante: essersi messo in tasca i soldi destinati agli indigenti assistiti dal Comune. Mario Cocco, 55 anni, impiegato del Banco di Sardegna, sarebbe riuscito a rubare per mesi a gente che non ha di che vivere grazie a fatto che era l'addetto dell'ufficio Tesoreria di Palazzo Bacaredda. Spettava a lui insomma erogare ogni mese - in contanti - i sussidi comunali alle 1400 famiglie cagliaritane in stato di povertà inserite nelle liste dell'amministrazione: peccato però che - almeno stando all'ipotesi degli inquirenti - su quelle somme avrebbe fatto non si sa quanto sistematicamente la cresta, tenendosene parte e a volte persino l'intero importo mensile.
LA DIFESA Un'ipotesi respinta con sdegno dal legale del funzionario, l'avvocato Bachisio Mele, che invita alla prudenza e a non emettere condanne preventive. «Siamo in una fase iniziale delle indagini - dice - sarà proprio l'inchiesta in corso a dimostrare l'innocenza del mio assistito».
LE PERQUISIZIONI A quanto ammonta il maltolto, sempre che ci sia, nessuno lo sa. Ed è proprio per tentare di accertarlo e di valutare la consistenza dei riscontri sin qui acquisiti che, ieri mattina, su delega del pm Marco Cocco, i carabinieri della Compagnia di Cagliari e quelli della sezione della Procura sono andati in Comune per perquisire l'ufficio del funzionario, che è indagato per peculato, e sequestrare tutti i documenti, comprese le cedole relative alle erogazioni effettuate nell'ultimo anno. Passata al setaccio anche la casa di Cagliari dove Cocco vive con la famiglia e un'altra a lui intestata. I militari cercavano soldi, il “tesoretto”, ma a quanto pare non ne avrebbero trovato. E dai movimenti bancari - almeno stando alle indiscrezioni circolate - non sarebbero emerse anomalie.
L'INCHIESTA Gli investigatori sembrano però convinti di avere in mano indizi concreti. Quali? Non è dato sapere, anche se pare che agli atti dell'inchiesta ci siano delle significative intercettazioni che potrebbero inchiodare il funzionario. L'unica certezza per ora è che l'inchiesta è scattata alcuni mesi fa, quando ai carabinieri sono arrivate alcune confidenze da parte di persone bisognose che si lamentavano di aver ricevuto meno di quello che sarebbe spettato loro. Alcuni sarebbero andato a chiedere spiegazioni a Cocco, che avrebbe risposto in maniera talmente evasiva da insospettire ulteriormente i beneficiari. A quel punto sono entrati in gioco i carabinieri, che al comando del capitano Paolo Floris hanno iniziato una complessa attività d'indagine sull'operato del funzionario della Tesoreria. Ciò che avrebbero scoperto ha convinto il pm ad andare sino in fondo e a ordinare le perquisizioni. Ora i documenti sequestrati saranno passati ai raggi X. Tra quelle carte, è la convinzione degli inquirenti, potrebbe trovarsi la prova decisiva contro Cocco.
Massimo Ledda