Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Giustizia in Sardegna, spiragli di luce oltre la crisi

Fonte: La Nuova Sardegna
28 gennaio 2013


Corradini (Corte d’appello di Cagliari): più sentenze, meno prescrizioni, processi più brevi, uffici organizzati meglio

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di Mauro Lissia
.CAGLIARI. Data per moribonda, la giustizia sarda è uscita dall’agonia e mostra segni evidenti di vitalità. I magistrati diminuiscono in tutte le sedi, il personale amministrativo s’è quasi dimezzato negli ultimi vent’anni eppure i processi durano di meno, cresce il numero delle sentenze penali e civili, muove i primi passi persino il sistema telematico delle notifiche, che dai cavalli dell’Ottocento ora viaggiano su banda larga. Per il primo presidente della Corte d’appello Grazia Corradini il merito è soprattutto della migliore organizzazione degli uffici, di chi s’è rimboccato le maniche e lavora di più, spinto forse da un bisogno di legalità che sembra prevalere sulla rassegnazione al peggio. Un dato su tutti, in aperta controtendenza rispetto al nazionale: se altrove i procedimenti penali finiscono in alta percentuale nella discarica della prescrizione, nel distretto sardo sono solo il 4% al dibattimento collegiale, 12% al monocratico, 9,6% davanti a Gip e Gup, 4,4% nelle procure. Questo grazie anche alla Corte d’appello, che qui funziona: la pendenza è calata al 18,7% a Cagliari e al 3,7% nella sezione staccata di Sassari. Dati positivi anche sulla durata dei processi, considerata il problema centrale del sistema giustizia: a Sassari e a Oristano il 70% dei procedimenti alle sezioni Gip e Gup è stato definito entro sei mesi, solo il 7,8% è arrivato al capolinea in più di due anni, mentre i tribunali sono arrivati a sentenza in più di ventiquattro mesi soltanto nel 27,6% dei casi per il collegiale, nel 19,9% al monocratico. Bene anche le procure, col 56,3%dei procedimenti definito nei sei mesi. Va meglio anche nel civile, dove prima si poteva morire nell’attesa di una decisione.

Dunque un altro clima, sicuramente post-Berlusconiano («serenità e fiducia rispetto alle altre istituzioni, dopo anni di disagi e di insulti quotidiani» ha detto la presidente) a un’inaugurazione dell’anno giudiziario mai così sobria e ispirata alla spending rewiew, dove il governatore Ugo Cappellacci s’è fatto sostituire dalla vicepresidente Simona De Francisci e nella fila autorità è rimasto solo il sindaco di Cagliari Massimo Zedda a far compagnia alla presidente del Consiglio regionale Claudia Lombardo. Non sono mancati i carabinieri a cavallo e gli ermellini, a rispettare un cerimoniale che anno dopo anno appare sempre più anacronistico. Più luci che ombre: sarebbe questa la sintesi banale dell’anno giudiziario appena concluso. Ma certo - ha ammesso Grazia Corradini - resta ancora molto da fare, per quanto qualcosa dal governo sia finalmente arrivata. I magistrati sardi chiedevano da tempo l’accorpamento degli uffici territoriali: «La ristrutturazione delle circoscrizioni giudiziarie - ha detto Grazia Corradini - ha trovato in Sardegna resistenze fortissime, spesso ingiustificate avendo l’isola conservato tutti i suoi sei tribunali». Restano però criticità diffuse, alcune a livello di emergenza: se a Cagliari i giudici onorari stanno lavorando nei ruoli scoperti, a Nuoro i vuoti sono drammatici e si va avanti con le applicazioni di magistrati da altre circoscrizioni. Sono solo esempi, perché le difficoltà sono diffuse in tutti i tribunali.

Nella monumentale relazione sullo stato della giustizia sarda - la relazione completa è di 180 pagine - la presidente Corradini non ha dimenticato il problema eterno delle carceri, che in assenza dell’invocatissima depenalizzazione dei reati minori rimangono sovraffollate. L’apertura dell’istituto di Massama doveva contribuire a sanare la situazione: inutile, sono arrivati detenuti dalla penisola, compresi i famigerati 41 bis. Nessun timore però di infiltrazioni mafiose, così sostiene l’alto magistrato: «Timori esagerati - ha tagliato corto Grazia Corradini - si tratta di istituti ubicati in campagna e il tessuto sociale sardo pare refrattario alle infiltrazioni mafiose che comunque possono trovare sviluppo quando le condizioni economiche e ambientali le favoriscono». Una tesi che farà discutere, in un’isola che lo storico procuratore Giuseppe Villasanta, già negli anni Ottanta, definì pubblicamente e con sarcasmo «la pattumiera d’Italia».

Nessuna variazione sostanziale nelle tipologie dei delitti registrati nel 2011: crescono i reati informatici e in particolare le frodi, i furti, le rapine e gli abusi edilizi. Altre curiosità: nella Procura di Cagliari, che da sola produce quanto tutte le altre insieme, il numero delle utenze intercettate è calato da 2140 a 1600, il prezzo delle intercettazioni su singolo bersaglio è sceso da 8,5 a 5 euro e il risparmio totale è stato di 600 mila euro.