Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Angoscia, ribellione, speranza: l'ultraterreno secondo Verdi

Fonte: L'Unione Sarda
21 gennaio 2013


Cagliari, interpretazione di impatto ed emotività sotto la direzione di Guidarini

Successo al Teatro Lirico per la “Messa da Requiem”
Poche battute dei violoncelli, pianissimo, con sordina. Dietro le prime note del “Requiem” traspare l'inquietudine spirituale di questo unico grande lavoro di Verdi non scritto per il teatro. Nell'appuntamento con la Stagione concertistica l'Orchestra e il Coro del Teatro Lirico di Cagliari diretti da Marco Guidarini rendono omaggio a Verdi, alla sua musica, alla gamma dei sentimenti umani davanti al termine della vita affidati alle parole della liturgia cattolica. Nel bicentenario della nascita del musicista danno voce e sentimento alla “Messa da Requiem per soli, coro e orchestra”, capolavoro eseguito per la prima volta nel 1874, dopo la morte di un altro grande italiano, Alessandro Manzoni.
Raccontano le cronache che solo grazie al benestare papale Verdi riuscì a convincere l'Arcivescovo a consentire che la metà femminile del coro potesse esibirsi nella cattedrale di Milano, stabilendo però che le donne dovessero indossare veli a lutto e restare oscurate da schermi. Ma al di là degli aspetti che i contemporanei percepivano come anticonvenzionali ancora oggi il “Requiem” si mostra come opera di nuova concezione.
Per più di cent'anni la critica si è divisa sul suo giudizio. Gli amanti di Wagner ne parlarono come di un “melodramma in veste chiesastica”. In più, considerando che lo stesso Verdi, in una famosa lettera all'editore Ricordi, si definì “un po' ateo”, per altri “manca di religiosità sincera”. Eppure questo imponente affresco sonoro, libero dagli elementi della scena, descrive come poche altre opere l'angoscia dell'uomo davanti alla propria fragilità e il senso di ribellione alla morte. Per ritrovare poi la speranza nell'accorata preghiera del “Libera me Domine”.
In tempi in cui l'amplificazione elettrica era di là da venire, il “Requiem” includeva in sé momenti dal volume di suono impressionante, con la sezione dei fiati impegnata a suonare punti di fortissimo di inusitata intensità: un fatto che non era esattamente considerato il benvenuto dalla Chiesa. Eppure lo spirito del “Requiem” è così potente che ha affascinato ascoltatori e musicologi allo stesso modo e non mostra segni di cedimento.
La direzione di Marco Guidarini, mai banale, dà al “Requiem” cagliaritano il senso di una cantata drammatica, chiedendo all'orchestra e al coro, preparato da Marco Faelli, contrapposizioni brusche che accrescono il senso tragico del tema terribile del “Dies irae”, dandogli fascino e spessore. Una narrazione serrata, di grande effetto, in cui si inseriscono con sensibilità le parti solistiche del soprano Serena Daolio, del mezzosoprano Cristina Melis, al debutto nella sua città, del tenore Alessandro Liberatore e del basso Riccardo Zanellato. Ogni sequenza viene così esaltata dai suoi interpreti, che evidenziano nel migliore dei modi la complessa musicalità verdiana. Con voci e orchestra chiamati a evocare l'ultraterreno in un'interpretazione di grande impatto ed emotività accolta dagli applausi convinti del pubblico.
Greca Piras