VIA ROMA. La rabbia dei pescatori: mancano anche i cassonetti per l'umido
Blitz in Comune dei venditori: ci state rovinando
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Hanno mantenuto la promessa. Ieri i ricciai di Su Siccu hanno bruciato, in Comune, le loro licenze. Un gesto di protesta per denunciare le tante cose che non vanno nell'area di viale Colombo: i bagni chimici sporchi, l'impossibilità di far parcheggiare i clienti di fronte ai chioschi, il divieto di mettere i tavolini all'aperto. Anche il blitz delle forze dell'ordine di sabato scorso, dicono, deriva dal fatto che le autorizzazioni sono troppo restrittive. «Non ha senso aprire quei chioschi se si possono vendere solo ricci senza neanche un pezzo di pane e un bicchiere di vino, e senza che i clienti si possano sedere per gustarsi i frutti di mare».
LA GIORNATA I gestori si sono dati appuntamento alle 9 di fronte al Municipio. Quattro chiacchiere per mettersi d'accordo sul da farsi, poi tutti su, al terzo piano, di fronte alla stanza del sindaco. Il primo cittadino non può riceverli, «ha altri impegni», gli viene detto. Alcuni di loro perdono la pazienza e si sfogano, spaccano alcuni vasi presenti nelle scale del palazzo. Poi il gesto simbolico che fa scattare l'allarme: decidono infatti di dare alle fiamme le loro licenze nei corridoi del Municipio. Alcuni impiegati presenti in quel momento si spaventano, immediata parte la chiamata a Polizia Municipale e Carabinieri. Il loro intervento riporta la situazione alla normalità.
L'INCONTRO Dopo due ore di attesa, è l'assessore alle Attività Produttive, Barbara Argiolas, che insieme al presidente dell'omonima commissione Raimondo Perra e alla dirigente Antonella Delle Donne incontra i commercianti al secondo piano. È contro di loro che si scatenano le proteste dei ricciai.
«O si risolve in tempi brevi questa situazione, o ce ne andiamo via una volta per tutte - spiega Vincenzo Pandolfi - non è possibile obbligare i clienti a consumare i ricci appena comprati in piedi». E sottolinea: «La possibilità di mettere i tavolini all'aperto nel territorio comunale c'è. Ci vuole solo più elasticità».
I PESCATORI Gesuino Banchero è il rappresentante dei pescatori che vendono ricci all'interno di Su Siccu: «Non ci sono i cassonetti per l'umido, l'illuminazione è carente, siamo costretti a lavorare in condizioni indecenti - protesta - secondo la concessione dovremmo vendere solo ed esclusivamente ricci, ma non ha senso. Non chiediamo di cucinare carne di maiale, ma almeno prodotti che peschiamo come arselle e vongole». Renzo Carta aveva un'attività al Poetto: «Mi fu tolta nonostante il mio ristorante fosse un gioiellino - spiega - dopo quella vicenda persi 200 mila euro perchè avevo fatto molti lavori per rendere la struttura a norma». Poi sui chioschi di Su Siccu: «Ci dicono che dobbiamo far consumare ai clienti i ricci in piedi. Ma gli anziani e disabili allora non possono venire da noi?»
Per ora i chioschi rimangono chiusi, ma l'attività dei ricciai non si ferma. Oggi faranno volontariamente gli “abusivi” lavorando là a fianco, sempre a Su Siccu.
Piercarlo Cicero