Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Case popolari, scambi alla pari

Fonte: La Nuova Sardegna
9 gennaio 2013

In Comune si pensa di adeguare gli alloggi alle esigenze dei nuclei abitativi

.CAGLIARI. Case piccole. Ma famiglie numerose. Oppure alloggi troppo grandi con una sola persona. E allora via allo scambio. O meglio alla "mobilità d'ufficio", una proposta presentata in un ordine del giorno dai consiglieri comunali Enrico Lobina (Federazione della sinistra) e Giovanni Dore (Italia dei valori). Si tratta della possibilità di effettuare dei veri e propri spostamenti per consentire utilizzo più razionale del parco alloggi. Gli obiettivi? Consentire una migliore vivibilità delle abitazioni e allo stesso tempo frenare lo spopolamento delle città che, secondo i dati dell'ultimo censimento, ha perso in dieci anni circa tredicimila residenti. Un problema, quello degli alloggi. C'è chi sostiene- la consigliera di Sel Marisa Depau- che sia necessario sì recuperare vecchi edifici, ma anche costruire nuova edilizia popolare. E c'è chi invece – questa sembra essere la linea della Giunta – è convinto che il nuovo mattone non serva e che invece basta solo usare meglio quello che si ha. O ad esempio convincere i cagliaritani a dare in affitto le case vuote. Che in città, dice l'ultimo censimento, sono circa cinquemila. Un bisogno di alloggi testimoniato dalle liste per le richieste di case popolari anche mini, "prive degli standard abitativi". Cioè che non possiedono tutte le caratteristiche richieste dalla legge regionale dell'89: 327 candidati ammessi alla lista d'attesa e 45 esclusi. Ci sono poi quelli che aspettano la casa popolare "normale": oltre mille. L'ordine del giorno firmato Lobina-Dore chiede un riequilibrio nell'uso degli spazi. A Cagliari, esiste solamente la mobilità per bandi e consensuale.  Secondo i  dati illustrati nel documento che sarà presto discusso in Consiglio comunale il 21% degli alloggi Erp sono considerati sovraffollati, mentre il 32,04% sono considerati sottoutilizzati (dati 2008). «In caso di mobilità d’ufficio – spiega Lobina in una nota – si dovrebbe assicurare il trasferimento dell’assegnatario in edifici limitrofi, ovvero in quartieri indicati dall’assegnatario. Non si tratterebbe però, assicurano i proponenti, di una gestione autoritaria delle problematiche abitative. (s.a.)