Solo dopo, come conferma l’assessore all’Urbanistica Paolo Frau, potranno essere rilasciate le nuove autorizzazioni. «Queste sono le regole, da rispettare»
di Stefano Ambu
CAGLIARI. Poetto, ore 13. Spunta il sole dopo un inizio di giornata tra freddo e pioggia. Ma in spiaggia non c'é nessuno. Deserto. Con i baretti chiusi sarà così ancora almeno sino a marzo. I titolari dei chioschetti sperano ancora. Ma la soluzione per riaprire non c'è, lo dice il Comune. «Vogliamo tutti la continuità – spiega l'assessore comunale all'Urbanistica e all'Ambiente è all'Urbanistica Paolo Frau – ma lo ribadiamo con immenso dolore: il problema non è paesaggistico, ma urbanistico. È mai nessun dirigente, né nessun sindaco potrà mai autorizzare una apertura contro la legge. C'è un'inchiesta della magistratura, lo ricordiamo. Lo scenario è questo. Abbiamo provato e riprovato a trovare una soluzione, ma non c'è niente da fare». Appuntamento a marzo? «Il Comune potrà nuovamente dare l'autorizzazione – continua Frau – quando non ci saranno i manufatti. Non può autorizzare un manufatto che è già in piedi. I titolari delle attività hanno scelto di stare dalla parte della legalità e seguire un percorso sicuro: la chiusura di questi giorni è il segnale che vogliono stare all'interno di questa strada. Solo questo comportamento potrà consentire loro di non perdere le concessioni. Da parte nostra c'è tutta la volontà di concedere le autorizzazioni per l'apertura a marzo. Come non potremmo volere la continuità? Noi abbiamo pensato un futuro con le attività aperte tutto l'anno, abbiamo adottato il nuovo piano del litorale. Le regole, anche quella della rimozione dei manufatti dopo la scadenza dell'autorizzazione, erano chiare a tutti. Dure, ma sono la legge».
Allarga le braccia anche il presidente della commissione Urbanistica Andrea Scano, che getta acqua sul fuoco dei facili entusiasmi e delle soluzioni in extremis. «Ci sono stati incontri su incontri nelle scorse settimane – spiega – per trovare una soluzione tecnica. Che, però, nonostante tutta la buona volontà, nessuno è riuscito a trovare. Se da questa storia volessimo trarre un insegnamento, lo possiamo anche trovare: senza una pianificazione, che qui mancava da vent'anni, questi sono i pericoli a cui si va incontro. Questa amministrazione sta intervenendo senza usare rattoppi e soluzioni per poche mesi, ma i tempi, e le regole, sono queste». L'unica speranza, appunto, è che le regole cambino. Occhi dei titolari puntati sulla Regione per una possibile proroga, sino all’ottobre 2013, in attesa che i settanta comuni costieri che ancora ci stanno lavorando su, elaborino il loro Pul. Il possibile percorso passerebbe attraverso un tavolo Comune- Regione per valutare la possibile soluzione del rebus. E cioè un'apertura slegata dalla stagione balneare. Le ragioni dei titolari sono piú di mille. A partire dai costi dello smontaggio, si parla di circa 30mila euro, difficili da sostenere soprattutto in un periodo di crisi economica come questo. E poi c'é anche una questione di tempi da calcolare: i commercianti in riva al mare – tra tanti problemi e soprattutto a causa della chiusura in piena estate legata al problema dei pezzi di amianto trovati sull'arenile e quindi da rimuovere – spiegano di non aver usufruito di tutto il periodo, otto mesi, previsto dalla concessione. C'é anche la questione ambientale: quella legata alla salvaguardia dell'arenile che non può sopportate continuamente lavori in corso. Chissà che non possa essere questa la chiave per lasciare le cose come stanno. Ed evitare l'apertura di due cantieri nel giro di pochissimo tempo: quello dello smontaggio e poi, una volta riavuta l'autorizzazione, quella del rimontaggio.